Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 9 n. 5

settembre-ottobre 1997

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna,

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, all'età di sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.











La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra disa, Bhaktin Annalisa.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 9 N. 5 - settembre-ottobre 1997

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


SPED. IN A.P. COMMA 20/C LEGGE 662/96 FILIALE DI FIRENZE










AVVICINARE UN MAESTRO SPIRITUALE
Una lezione di Srila Prabhupada

BHUDANILKANTHA
Un'altra tappa nei luoghi sacri d'Oriente

SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto

SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada

MAESTRI IN CUCINA
I Dolci

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Nel tentativo di ingannare Dio

QUANDO E' LA TEORIA DEL BIGBANG A ESPLODERE

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava, così come concepite in accordo al calendario vedico















AVVICINARE UN
MAESTRO SPIRITUALE

Avvicinare un'anima realizzata, un Maestro Spirituale,
è di fondamentale importanza poiché egli è il mediatore tra
il mondo della materia e quello dello Spirito

Una conferenza tenuta a New York il 4 agosto 1966
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna



tad viddhi pranipatena
pariprasnena sevaya
upadeksyanti te jnanam
jnaninas tattvadarsinam

Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L'anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità (Bhagavadgita 4.34).

Krsna ci consiglia: "Se vuoi sapere qualcosa sulla scienza trascendentale, avvicina qualcuno che la conosce." Pranipata significa 'arrendersi'. Devi scegliere una persona alla quale tu ti possa arrendere.
A nessuno piace arrendersi. Siamo inorgogliti da ciò che sappiamo e ci chiediamo chi possa essere in grado di darci la conoscenza. Inoltre viene fatta molta falsa propaganda sul fatto che per la realizzazione spirituale non ci sia bisogno di un maestro spirituale, ma i testi vedici  la Bhagavadgita, lo SrimadBhagavatam, le Upanisad  sostengono che un maestro spirituale è necessario. Le Upanisad vediche, per esempio, affermano tadvijnanartham sa gurum evabhigacchet: "Se vuoi apprendere gli argomenti trascendentali, devi avvicinare un maestro spirituale."
Il primo requisito è quello di essere desiderosi di imparare questo genere di argomenti di natura trascendentale. Supponiamo che io voglia imparare la musica: dovrò trovare un musicista. Senza associarmi con un musicista, non è possibile imparare questa arte. E questo discorso vale per qualsiasi arte. Se vuoi diventare un ingegnere, devi frequentare un corso di ingegneria o di tecnologia all'Università. Non è possibile diventare un medico limitandosi a comprare libri al mercato e leggendoli a casa. Non è possibile. Bisogna iscriversi alla facoltà di medicina e sottoporsi a un tirocinio, ad esami pratici e a molte altre procedure.
Similmente, come Krsna afferma, per imparare la Bhagavad-gita o qualsiasi argomento trascendentale bisogna rivolgersi ad una persona alla quale potersi arrendere. Ciò significa che è necessario effettuare una verifica: "Qual è la persona giusta che possa darmi istruzioni sulla Bhagavadgita o su qualsiasi testo vedico?" La vostra ricerca non deve essere superficiale. Dovrete cercare molto seriamente una persona che veramente conosca l'argomento. Altrimenti perché arrendersi? Si dovrà quindi trovare una persona a cui abbandonarsi volontariamente; senza trovare quella persona la missione non sarà compiuta.
All'inizio della Bhagavad-gita, Arjuna si rivolgeva a Krsna come ad un amico, ma appena Arjuna ebbe compreso che il loro modo amichevole di parlare non avrebbe portato a una soluzione si abbandonò a Krsna. Sisyas te'haà sadhi mam tvam prapannam "Diventerò un discepolo arreso a Te. Ti prego di istruirmi su ciò che è il mio dovere." Questo è il metodo.



Domande Intelligenti

In questo verso Sri Krsna consiglia: "Se vuoi imparare la Bhagavad-gita, devi cercare una persona alla quale abbandonarti." Tuttavia non dovresti arrenderti ciecamente. Dovresti essere in grado di porre domande: pariprasna. Il secondo requisito è pariprasna, 'porre domande'. Senza porre domande non è possibile avanzare nella conoscenza. Uno studente che a scuola pone domande all'insegnante è intelligente. Anche un bambino che chiede: "Papà, che cos'è questo? Che cos'è?" dimostra intelligenza. Quindi porre domande è necessario, non è sufficiente abbandonarsi. "Oh, ho trovato un maestro spirituale molto bravo. Va bene. Mi sono abbandonato. Ora ho sospeso tutte le mie responsabilità." No. Potrai avere un maestro spirituale molto bravo, ma se non hai la capacità di fare domande, allora non potrai progredire. Bisogna porre domande. Come fare domande? Non si deve usare un tono di sfida. Non certo dicendo: "Ora vedrò che genere di maestro è questo. Ora lo sfiderò facendogli domande non rilevanti e dicendo sciocchezze a destra e a manca." Questo modo di fare domande non sarà d'aiuto. Pariprasna significa 'fare domande focalizzate'.
Inoltre queste domande dovrebbero essere accompagnate dal servizio. Seva significa 'servizio' Non bisogna pensare: "Ho chiesto tante cose a quella persona senza offrire alcuna somma di denaro o un servizio, quindi ho guadagnato." No. Senza servizio la tua domanda sarà inutile. I tre requisiti per avvicinare un maestro spirituale sono quindi: pranipata (l'arresa), pariprasna (il porre domande) e seva (il servizio).



Nessun diamante da un droghiere

Pranipata significa che si deve almeno essere qualificati per trovare una persona veramente in grado di fornirti istruzioni reali. Devi avere quel requisito, e questo dipende da te.
Supponiamo che tu debba acquistare dell'oro o dei gioielli. Se non sai dove andare ad acquistarli, o se vai dal droghiere per comprare un gioiello allora sarai imbrogliato.
Se vai dal droghiere e chiedi: "Mi può dare un diamante?" il negoziante capirà "Ecco qui uno sciocco, diamogli qualcos'altro." "Ecco, questo è un diamante." "Oh, quanto costa?" Il droghiere potrà chiedere qualsiasi prezzo.
E quando tornerai a casa i tuoi parenti ti chiederanno: "Cos'hai portato?" "E' un diamante, l'ho comprato in drogheria." Questo sistema di trovare un maestro spirituale non funziona. Dovrai acuire la tua intelligenza perché senza essere intelligenti non è possibile fare alcun avanzamento spirituale.
Il Vedantasutra afferma athato brahma-jijnasa. Brahma-jijnasa significa 'fare domande sull'argomento supremo, il Brahman'. Informarsi su questi argomenti richiede una qualifica: atha. Atha indica che coloro che sono diventati esperti per aver vissuto una vita miserabile nel mondo materiale possono fare domande sulla Verità Assoluta, sulla vita spirituale.
In modo analogo, lo Srimad-Bhagavatam afferma: tasmad gurum prapadyeta jijnasuh, sreya uttamam. Uttamam significa udgatatamam 'trascendentale'. Tama significa 'tenebre'. Ogni cosa nel mondo materiale si trova nelle tenebre perché questo mondo materiale è oscuro. Voi sapete che l'intero universo è scuro e perciò c'è bisogno della luce del sole, della luna e dell'elettricità. Uttamam si riferisce a ciò che è situato al di là di questo buio, cioè gli argomenti di natura trascendentale e spirituale. Nel mondo spirituale non c'è oscurità. Solo chi vuole fare domande sul mondo spirituale deve trovare un maestro spirituale. Altrimenti che bisogno c'è di un maestro spirituale? Per un miglioramento materiale non è necessario un maestro spirituale, è sufficiente lavorare proprio come altri stanno già facendo. E' prescritto.
Se invece sei interessato all'argomento del Brahman, l'argomento trascendentale, hai bisogno di un maestro spirituale. E' chiaramente affermato: Tasmad gurum prapadyeta: "Perciò bisogna abbandonarsi a un maestro spirituale." Tasmat significa 'perciò'.



Facile con la bhakti.

In ogni testo vedico troverete la stessa istruzione della Bhagavadgita:

tad viddhi pranipatena
pariprasnena sevaya
upadeksyanti te jnanam
jnaninas tattvadarsinam

Jnaninah deriva da jnani che significa 'una persona in perfetta conoscenza'. Chi è in perfetta conoscenza ha una visione perfetta, una visione reale, non teorica, degli argomenti spirituali. Tattva significa 'la Verità Assoluta'. Troverete nella Bhagavadgita che Krsna è il tattva supremo, la Verità Assoluta. Krsna afferma manunyanam sahasrenu kascid yatati siddhaye: "Tra migliaia e migliaia di persone' pochi cercheranno di ottenere la salvezza spirituale." Non ci si aspetta che tutti desiderino la liberazione spirituale. Questo desiderio richiede molti, molti anni di qualifica. Poi Sri Krsna dice yatatam api siddhanam kascin mam vetti tattvatah: "Tra molti spiritualisti perfetti, solo alcuni Mi conosceranno veramente." Prima di tutto, fra migliaia e migliaia di persone solo alcune vogliono raggiungere la perfezione della vita spirituale. Poi tra coloro che hanno ottenuto tale perfezione, uno o due soltanto potranno comprendere Krsna. L'argomento di Krsna non è semplice. E' molto difficile. Tuttavia è possibile comprenderlo abbastanza facilmente se si segue il metodo indicato nella Bhagavadgita:

bhaktya mam abhijanati
yavan yas casmi tattvatah
tato mam tattvato jnatva
visate tadanantaram

Se accettate la bhakti, il servizio devozionale, potrete comprendere molto facilmente il difficile argomento che riguarda Krsna.
Bhaktya mam abhijanati. Abhijanati significa che puoi comprendere perfettamente. Yavan yas casmi tattvatah. Tattvatah significa che puoi comprendere la Verità Assoluta così com'è. E tato mam tattvato jnatva: dopo aver compreso perfettamente la scienza di Krsna, ottieni i requisiti per entrare nel regno spirituale.
Sri Krsna dice che dopo molte, molte nascite, quando si è perfettamente situati nella conoscenza, bisogna arrendersi a Lui. "Perché allora non arrenderci immediatamente? Perché aspettare molte e molte nascite?" questa è una domanda molto intelligente. Se arrendersi a Lui è il massimo della perfezione, allora perché non accettare la perfezione immediatamente? Ma la gente è dubbiosa. Qualcuno mi ha chiesto: "Quanto tempo ci vuole per essere perfetti in coscienza di Krsna?" Ho risposto che la coscienza di Krsna si può ottenere in un secondo oppure può non essere raggiunta nemmeno dopo migliaia di nascite e morti. Ma, se si comprende il principio che dopo aver raggiunto la piena conoscenza è necessario abbandonarsi a Krsna, se si vuole diventare un mahatma, una grande anima, allora perché non arrendersi a Krsna immediatamente?
La maggior parte di noi non è preparata ad accettare immediatamente la supremazia assoluta di Krsna e mantiene molti dubbi a questo proposito. Perciò, per scacciare tutti i dubbi, sono presenti gli sastra, ossia i testi sacri, specialmente la Bhagavadgita e lo SrimadBhagavatam. Se studiamo attentamente questi due libri, allora potremo capire la scienza di Krsna molto bene e il nostro progresso nella coscienza di Krsna sarà assicurato. Grazie molte.















Budhanilkantha

Per i vaisnava è Budhanilkantha Narayana
mentre gli saiva lo considerano Budhanilkantha Mahadeva.
Due deva, due scuole filosofiche e due storie diverse
che convergono in un unica Divinità:
HariHara, Visnu e Siva insieme.

di Rasika devi dasi

Qualche anno fa nel cuore del villaggio di Budhanilkantha spiccava un grande albero Peepal sotto il quale riposava, immerso nello yoganidra Narayana, sdraiato su Ananta Sesa. Oggi l'albero è stato sostituito da uno sgraziato muro protettivo traforato dal quale, noi meno fortunati, possiamo solo intravedere Sri Narayana, poiché, come spesso accade, questo tempio è precluso a coloro che non sono indiani.
Il villaggio di Budhanilkantha, che prende il nome dalla sua Divinità, è posto ai piedi della collina Sivapuri, tra due fiumi sacri, il Visnumati e il Rudramati a pochi chilometri da Katmandu. Molti significati diversi sono stati attribuiti al nome di Budhanilkantha, alcuni avente origine da Visnu, altri da Siva, nonché dal contadino a cui è stato attribuito il ritrovamento della Divinità che era andata perduta in seguito a un terremoto, pur senza essere arrivati ad una spiegazione conclusiva e soddisfacente.



Una duplice storia

Anche per ciò che riguarda l'origine di Budhanilkantha le opinioni sono discordanti. I brahmana del tempio, devoti di Siva, raccontano una storia che risale al satyayuga e che vede Siva come protagonista.
In tempi lontani, i deva e i demoni vollero frullare l'oceano di latte ma fin dall'inizio l'impresa si rivelò tutt'altro che facile. Al centro dell'oceano di latte si trovava Mandara, una montagna galleggiante che terminava in tre picchi molto singolari: uno d'oro, uno d'argento e uno di diamante. Così Mandara fu scelta come perno mentre Vasuki, un serpente celeste dalle molteplici teste fu impiegato come la corda necessaria per frullare l'oceano di latte. Poiché Vasuki sputava fuoco ci fu un'accesa disputa su chi avrebbe frullato l'oceano tenendo il serpente per la testa incandescente. Dopo aver appianato la lite e cominciata l'opera divenne chiaro che, a causa del movimento ondulatorio la montagna sprofondava nell'oceano. Kurma, l'avatara tartaruga, chiamato in soccorso, innalzò la montagna sul Suo dorso in modo che l'opera potesse continuare. Come risultato l'oceano di latte produsse il cavallo Uchaisrava che venne consegnato a Indra, poi si manifestò la dea della fortuna, Laksmi, che andò da Visnu quindi l'oceano generò un veleno potentissimo, il Kalakuta che cominciò a invadere l'universo. Tutti, deva e demoni, sopraffatti dalla paura di essere annientati, cominciarono a pregare Siva, l'unico in grado di contrastare il potere del veleno. Così Siva, che è facilmente propiziato, apparve dinanzi a loro e rendendosi conto della loro difficile situazione, in un solo sorso aspirò tutto il veleno che l'oceano aveva prodotto. Mentre beveva, alcune gocce caddero dalle sue mani e vennero raccolte dai serpenti e dagli scorpioni. Siva non deglutì il veleno ma lo trattenne nella gola che diventò blu per effetto del veleno. Per questa sua caratteristica Siva è chiamato anche 'Nilakantha' ovvero 'gola blu'. Dopo aver compiuto quest'azione straordinaria Siva, sentendosi ardere, si diresse verso la frescura dell'Himalaya, ma arrivato ai piedi della collina Sivapuri, cadde disteso al suolo invocando Narayana. Fu così che Narayana apparve e rimase in quel luogo nella forma della Divinità che possiamo tuttora vedere.
Una storia più recente è riportata nel Nepalamahatmya dello Skanda Purana. Markandeya Rsi racconta che dopo aver annientato il demone Viradha, Pradyumna accompagnato da Krsna, suo padre, decise di trascorrere la notte ai piedi della collina Sivapuri. Per celebrare la vittoria, la notte fu trascorsa in festeggiamenti. Per parteciparvi anche il cielo si vestì dei suoi colori più belli e la luna e le stelle si mostrarono in tutto il loro splendore illuminando così la notte di festa.
Compiaciuto alla vista di tale magnifico spettacolo Narada Muni volle descriverlo al re Suryaketu, grande devoto del Signore, il quale dopo aver ascoltato le sue parole, immediatamente si recò nel luogo in cui Krsna aveva soggiornato. Non trovandoLo là il re si sentì sopraffare dalla disperazione e per placare la mente decise di far scolpire una maestosa Divinità di Narayana. Narada Muni apprezzando la devozione del re lo benedisse con la promessa che Krsna sarebbe apparso davanti a lui non appena la Divinità fosse stata ultimata. Così il re, seguendo tutti i riti vedici, istallò un'immagine di Visnu sdraiato su Ananta Sesa, il serpente celeste che galleggia nell'acqua. Il giorno dopo lo stesso Sri Krsna apparve davanti al re che immediatamente si prostrò ai Suoi piedi.
Sri Visnu, compiaciuto dai visitatori di Narayana che giace su Ananta, li ammetterà nella Sua dimora di Vaikuntha Loka.



Il terremoto

Vaisnava e saiva concordano sul successivo terremoto che, avvenuto 1500 anni dopo l'inizio del kaliyuga coprì Narayana è trasformò il luogo in un campo ad uso agricolo. Successivamente un contadino vi seminò del riso e giunta la stagione della mietitura lo tagliò e cominciò a battere le spighe per terra per farne uscire i chicchi. Miracolosamente il riso non finiva mai: si accumulava al suolo rimanendo contemporaneamente anche nella spiga. Esterrefatto il contadino si rivolse al re Hari Datta, grande devoto di Visnu, che immediatamente cominciò a meditare su Narayana. Quella stessa notte Narayana gli apparve in sogno rivelando al re di essere sepolto sotto il campo di riso. Furono cominciati gli scavi durante i quali la Divinità fu lievemente danneggiata: non appena ciò avvenne del sangue cominciò a scorrere copiosamente dal terreno. Ancora oggi si può vedere la ferita sul corpo della Divinità. Il re cominciò l'adorazione che si è continuata fino ai nostri giorni. Sembra che il contadino a cui fu attribuita parte del ritrovamento si chiamasse Nilakantha e poiché era anziano veniva anche chiamato budha (vecchio). Questa è un'altra ipotesi sull'origine del nome Budhanilkantha.
Nel XVII secolo, il re Pratap Malla che risiedeva nel palazzo di Hanuman Doka, al centro di Katmandu, decise di farvi istallare una copia della Divinità di Budhanilkantha in modo da poter visitare comodamente Narayana senza dover fare tanta strada. Narayana irato gli apparve in sogno dichiarando che se lui o alcuno dei suoi discendenti si fossero recati a Budhanilkantha per visitare la divinità sarebbe morto. Da quel giorno nessun re si è mai recato là.



HariHara

Tuttora questa antichissima divinità suscita aspre polemiche: c'è chi vuole identificarla come Visnu e chi come Siva. L'aspetto della divinità indica chiaramente che si tratta di Narayana tuttavia indossa degli ornamenti propri invece di Siva facendo così sorgere dei dubbi sulla Sua identità. Narayana è sdraiato sul serpente celeste Ananta le cui molteplici teste formano un ombrello protettivo sul capo del Signore che pare profondamente addormentato. Come ogni divinità di Visnu ha quattro braccia le cui mani però portano solo tre degli oggetti caratteristici di Visnu: la mazza, il disco sudarsana e la conchiglia mentre al posto del fiore di loto si trova una palla di cenere caratteristica di Siva. Sul petto di Narayana risplende lo srivatsa, un ciuffo di peli bianchi posseduto unicamente da Visnu. Il Suo volto è adornato da orecchini a forma di pescecane e i Sui piedi sono incrociati nel passo di danza come in Krsna. Inoltre possiede un gioiello detto Nilakantha che potrebbe aver dato il nome alla Divinità. Al collo però si nota il rudraksa mala e le Sue braccia sono ornate da serpenti come generalmente usa fare Siva. Inoltre i brahmana del tempio affermano che anni fa, quando fu svuotata la vasca nella quale giace Narayana, fu scoperto come Ananta poggia su una Divinità di Siva rivolta verso il basso. Per queste Sue caratteristiche particolari questa Divinità è stata definita HariHara: Visnu e Siva insieme.


Per visitare Budhanilkantha

Come arrivare: Budhanilkantha si trova a circa dieci chilometri da Katmandu che può essere raggiunta per via aerea oppure via terra dall'India. Se vi trovate in India, una buona soluzione potrebbe essere quella di raggiungere Varanasi in treno e quindi proseguire in aereo fino a Katmandu. Il prezzo del biglietto risulterà in tal modo dimezzato. Una volta arrivati a Katmandu potete prendere un taxi o un tipico autoriksa oppure in alternativa un tre ruote o un autobus di città, da Ranipokhari; in circa venti minuti sarete a destinazione.
Dove alloggiare: Katmandu offre una scelta di hotel molto ampia, ma se preferite stare in un tempio potrete alloggiare in quello ISKCON situato a soli dieci minuti di cammino dal tempio di Budhanilkantha.
Templi ISKCON: Come detto sopra, ad appena dieci minuti di cammino da Budhanilkantha, si trova il tempio ISKCON più vicino. Di recente costruzione possiede quattro belle stanze per gli ospiti. Per prenotare una camera in anticipo potete telefonare allo (009771)371743 chiedendo di Janardana Prabhu.

Figure:
(A sinistra) La bellissima forma della Divinità di Budhanilkantha, il centro della devozione dei vaisnava locali.
(Sotto) Il fiume Visnumati, nel periodo di magra lontano dalla stagione delle piogge.















Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

SRIMADBHAGAVATAM

'UNDICESIMO CANTO'



Scritture Vediche

SRIMADBHAGAVATAM

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



CANTO 11



CAPITOLO 2


Maharaja Nimi incontra i nove Yogendra

In questo capitolo Narada offre
istruzioni sul bhagavata-dharma
al fedele e interessato Vasudeva,
narrando una conversazione tra
Maharaja Nimi e i nove
Yogendra. Devarsi Narada, che
desiderava intensamente vedere
Krsna, viveva quasi
esclusivamente a Dvaraka.
Confuso dalla potenza illusoria del
Signore, Vasudeva, aveva un
tempo offerto la sua adorazione al
Signore Supremo, Ananta, allo
scopo di ottenere un figlio, ma non
Lo aveva mai adorato per
ottenere la liberazione.
Un giorno Narada arrivò a casa di
Vasudeva, il quale lo onorò
adorandolo secondo l'etichetta, lo
accolse rispettosamente e gli
chiese di parlargli del puro servizio
devozionale, che libera da ogni
genere di paura. Narada glorificò
l'intelligenza ferma di Vasudeva,
poi raccontò l'antica storia della
conversazione tra i nove
Yogendra, che erano figli del re
Rsabhadeva, e Nimi, il re di
Videha.
Il figlio di Svayambhuva Manu era
Priyavrata. Suo figlio, Agnidhra,
ebbe a sua volta un figlio di nome
Nabhi. Sri Rsabhadeva,
espansione plenaria di Vasudeva,
Si incarnò come figlio di Nabhi. Il
maggiore dei cento figli di
Rsabhadeva era Bharata, un
grande devoto di Narayana che
diede il suo nome a questa Terra,
prima conosciuta come
Ajanabha-varsa, e poi famosa
come Bharata-varsa. Altri nove
figli di Rsabhadeva diventarono
molto famosi come i
nava-yogendra: Kavi, Havir,
Antariksa, Prabuddha,
Pippalayana, Avirhotra, Drumila, Camasa e
Karabhajana. Erano tutti molto esperti nella
conoscenza spirituale, fissi nel loro scopo e
sempre impegnati nella ricerca della perfezione.
Altri nove figli di Rsabhadeva intrapresero i
doveri degli ksatriya diventando i signori delle
nove dvipa, tra cui Bharata-varsa. Gli altri
ottantuno figli diventarono brahmana esperti
nelle dottrine smrti e propagarono la via del
sacrificio interessato.
Liberi da qualsiasi impedimento, i nove
Yogendra viaggiavano ovunque desiderassero.
Erano compagni diretti del Signore Supremo,
Madhusudana, e viaggiavano liberamente per
l'universo allo scopo di proteggere i vari pianeti.
Il corpo umano può essere perduto in qualsiasi
momento, eppure rappresenta una conquista
molto rara, ma è ancora più raro ottenere la
compagnia dei devoti intimi del Signore di
Vaikuntha mentre ci si trova ancora in questo
corpo umano. La compagnia di persone così
sante, anche per una sola frazione di secondo,
concede ogni benedizione all'essere vivente.
Perciò il re Nimi offrì ai nove Yogendra seggi
adeguati, li onorò della sua adorazione,
umilmente si prostrò dinanzi a loro per offrire i
suoi omaggi e chiese loro con gioia di parlargli
del bhagavata-dharma. Il bhagavata-dharma,
il puro servizio devozionale che si offre al
Signore, è l'unico metodo per ottenere la fortuna
suprema dell'anima. Il Signore Supremo,
soddisfatto di questo servizio, offre Se stesso al
devoto.
In risposta alla domanda del re, uno dei nove
Yogendra, Kavi, parlò così: "Descritti da Dio
stesso, la Persona Suprema, quei metodi di
avanzamento permettono perfino agli sciocchi di
raggiungere facilmente la perfezione della
realizzazione spirituale, e sono chiamati
bhagavata-dharma. Questo
bhagavata-dharma, manifestato come servizio
ai piedi di loto dell'infallibile Signore Supremo,
sradica ogni paura nell'essere vivente.
Rifugiandosi nel bhagavata-dharma non si
potrà mai inciampare o cadere, anche correndo
con entrambi gli occhi chiusi. Tutto ciò che si fa
col corpo, con la mente e le parole, con
l'intelligenza, la coscienza, i sensi e le tendenze
naturali, dovrebbe essere offerto al Signore,
Narayana. Gli esseri individuali ostili ai piedi di
loto del Signore cadono sotto il controllo
dell'energia illusoria del Signore, maya.
Dimenticano così l'identità del Signore e vengono
intrappolati dall'illusione che consiste
nell'identificarsi con il corpo temporaneo. Sotto il
dominio dell'attrazione materiale, essi vengono
assaliti da una grande paura. Così per loro la
cosa migliore consiste nel sottomettere la loro
energia vitale a un guru qualificato e dedicarsi
con pura devozione ad adorare il Signore
Supremo che ha l'assoluto controllo di maya.
Come mangiando si placa la propria fame, e ad
ogni boccone ci si sente sempre più soddisfatti e
nutriti, così il devoto sottomesso ottiene il
distacco da tutti gli oggetti che non siano Krsna,
sperimenta personalmente il Signore e gusta il
puro amore per Lui, ottenendo tutto
simultaneamente."
Poi parlò Havir, che descrisse le differenti
caratteristiche dei devoti di prim'ordine, di
second'ordine e di terz'ordine: "Una persona che
offre l'adorazione prescritta alla divinità di Sri
Visnu ma non ha devozione per i Vaisnava e
per tutto ciò che si riferisce a Visnu, è un devoto
materialista. Chi esprime amore per il Signore,
amicizia per i devoti del Signore, misericordia
verso gli ignoranti e indifferenza per i nemici di
Visnu e dei Vaisnava è un devoto intermedio, e
chi vede la presenza del Signore Supremo in
ogni cosa, e vede ogni cosa nel Signore, è il
devoto più elevato." I devoti di prim'ordine sono
descritti in otto versi che si concludono con
l'affermazione seguente: Il devoto di prim'ordine
tiene sempre il Signore Supremo legato nel
proprio cuore con le corde dell'affetto. Sri Hari
non lascia mai il cuore di un devoto come
questo.




VERSO 1


sri-suka uvaca
govinda-bhuja-guptayam
varavatyam kurudvaha
avatsin narado 'bhiksnam
krsnopasana-lalasah

sri-sukah uvaca: Sri Suka disse; govinda: del
Signore Govinda; bhuja: dalle braccia;
guptayam: protetta; dvaravatyam: nella
capitale Dvaravati; kuru-udvaha: o migliore tra i
Kuru; avatsit: abitava; naradah: Narada Muni;
abhiksnam: costantemente; krsna-upasana: di
impegnarsi nell'adorazione di Krsna; lalasah:
che era molto desideroso.



TRADUZIONE

Sri Sukadeva Gosvami disse:
"O migliore tra i Kuru, poiché era
desideroso di impegnarsi nell'adorazione di
Sri Krsna, Narada Muni rimase per un
certo tempo a Dvaraka, che era sempre
protetta dalle braccia di Govinda.



SPIEGAZIONE

Il bhagavata-dharma, il puro servizio
devozionale offerto a Krsna, è spiegato nel
secondo capitolo di questo Canto direttamente
da Narada
Muni a Vasudeva, che gli aveva rivolto
le sue domande con devozione. Narada
Muni cita una conversazione tra il re
Nimi e i Jayanteya. Secondo Jiva
Gosvami, la parola abhiksnam indica
che sebbene Narada Muni fosse inviato
frequentemente da Sri Krsna in vari
luoghi per diversi divertimenti, come
quello di informarsi sulla situazione nel
mondo, Narada tornava sempre ad
abitare a Dvaraka. Il termine
krsnopasana-lalasah indica che
Narada aveva un grande desiderio di
restare accanto a Krsna e di adorarLo.
A causa della maledizione di Daksa,
Narada non può mai vivere molto a
lungo in nessun luogo. Sridhara Svami
ha però precisato, na tasyam sapadeh
prabhavah: a Dvaraka non può
manifestarsi la potenza di qualche
maledizione o di altri mali, perché
Dvaraka è la dimora di Dio, la Persona
Suprema, sempre protetta dalle Sue
braccia, come indica l'espressione
govinda-bhuja-guptayam. Nel regno
di maya le anime condizionate lottano
contro le crudeli leggi della natura
materiale, la nascita, la morte, la
vecchiaia e la malattia, ma se queste
anime condizionate ottengono la fortuna
di entrare nella città del Signore
Supremo, che sia Dvaraka, Mathura o
Vrndavana, e vivono lì sotto la
protezione diretta delle braccia
onnipotenti del Signore Supremo,
Krsna, sperimenteranno l'infinita felicità
trascendentale della vera vita, che è
eterna e sarà vissuta nella compagnia
personale di Dio.



VERSO 2


ko nu rajann indriyavan
mukunda-caranambujam
na bhajet sarvato-mrtyur
upasyam amarottamaih

kah: chi; nu: in verità; rajam: o re;
indriya-van: che possiede dei sensi;
mukunda-carana-ambujam: i piedi di
loto del Signore Mukunda; na bhajet:
non adorerebbe; sarvatah mrtyuh:
fronteggiato da ogni parte dalla morte;
upasyam: degno di adorazione;
amara-uttamaih: da parte dei più
grandi tra i personaggi liberati.



TRADUZIONE

Mio caro re, nel mondo materiale le
anime condizionate devono
affrontare la morte a ogni passo
della vita. Perciò chi tra le anime
condizionate non dovrebbe offrire un servizio ai
piedi di loto del Signore, Mukunda, che
perfino le più grandi anime liberate
ritengono degno di adorazione?



SPIEGAZIONE

Il termine indriyavan è molto significativo in
questo verso. Indriyavan significa "dotato di
sensi". Benché noi siamo anime condizionate
viventi in questo mondo materiale, per la
misericordia del Signore Supremo otteniamo un
corpo umano, dotato di sensi particolari, come
gli occhi, gli orecchi, la lingua, il naso e la pelle.
Generalmente le anime condizionate usano questi
sensi nell'inutile tentativo di sfruttare la natura
materiale e di ricavarne una gratificazione
sensoriale, ma i nostri sensi materiali e i loro
oggetti sono temporanei, e non è possibile
trovare la pace o la felicità nel tentativo di
gratificare i nostri sensi temporanei con gli
effimeri oggetti dei sensi che maya, l'energia
illusoria del Signore, ci procura. In effetti, il
nostro strenuo sforzo di soddisfare i sensi
materiali porta inevitabilmente al risultato
opposto, cioè alla sofferenza materiale. L'uomo
è attratto dalla donna. Spinto dal desiderio
sessuale la sposa, e ben presto c'è una famiglia
che richiede un sostegno sempre crescente. In
questo modo la sua vita innocente e semplice
termina, e lui finisce per passare la maggior parte
della sua vita a lavorare duramente come un
asino per soddisfare le esigenze della famiglia.
Nel terzo Canto dello Srimad-Bhagavatam,
Sri Kapila spiega molto chiaramente che,
nonostante lo strenuo lavoro compiuto da un
uomo nel corso della sua vita, la sua famiglia
resta sempre insoddisfatta, e quando il padre,
esausto, raggiunge la vecchiaia, i familiari irritati
lo guardano proprio come i contadini guardano
un bue vecchio e inutile. Talvolta i figli sognano
di ottenere in eredità il denaro del padre, e
segretamente si augurano che muoia. Oggi la
gente sopporta a malapena il disturbo di curarsi
dei vecchi genitori; perciò gli anziani sono affidati
a qualche istituto, dove muoiono soli e
abbandonati dopo una vita di duro lavoro a
beneficio dei loro cosiddetti cari. Un medico
inglese ha con seria convinzione proposto
l'eutanasia per gli anziani che non siano più
produttivi.
Attualmente alcune persone che desiderano la
gratificazione materiale dei sensi, ma sperano di
evitare gli inconvenienti della vita familiare,
cercano di godere di relazioni sessuali "libere"
con le donne, senza prendersi il disturbo del
matrimonio, e con la contraccezione e l'aborto
eliminano il problema di prendersi cura dei figli.
In questo modo sperano di godere della
gratificazione materiale dei sensi senza alcun
impedimento materiale. Secondo le leggi della
natura tuttavia, queste persone rimangono legate
in una rete di reazioni colpevoli, in quanto
evitano il loro vero dovere nei confronti di Dio,
la Persona Suprema, e causano con grande
leggerezza e disinvoltura violenza e sofferenza ad
altri esseri, al solo fine
di accrescere il loro piacere. Presi in una rete di
attività empie, queste persone si allontanano
sempre più dalla loro coscienza originale pura, e
perdono gradualmente ogni potere di
comprendere le leggi della natura. Per questo il
nostro verso afferma, sarvato-mrtyuh. Mrtyu
significa "morte". La morte appare all'improvviso,
lasciando esterrefatti questi fiduciosi gaudenti, e
distrugge tutti i loro programmi di cosiddetta
felicità materiale. Spesso queste persone sono
afflitte da terribili malattie e subiscono inaudite
sofferenze che terminano con la morte. Se un
amico sincero cerca di far notare loro questi fatti,
sforzandosi di informarli della realtà, si
arrabbiano e l'accusano di essere un pessimista o
un religioso fanatico. In questo modo essi
continuano a ignorare ciecamente le leggi della
natura, finché inevitabilmente queste leggi li
distruggono, trascinandoli fuori dalla loro beata
incoscienza. Avendo accumulato una tremenda
quantità di reazioni peccaminose, sono costretti
dalle leggi del karma a trovarsi in situazioni di
grave sofferenza, e mentre affondano nelle specie
di vita inferiori, perdono ogni consapevolezza di
ciò che si trova al di là dei loro sensi materiali
grossolani.
Talvolta un essere vivente riesce a capire che la
gratificazione materiale dei sensi porta a risultati
miserabili. Frustrati dal dolore e dalle delusioni
della vita materiale, e ignorando ogni altra vita
superiore, adottano la filosofia neo-buddhista e
cercano rifugio nel cosiddetto vuoto. Ma non
esiste nessun vuoto nel regno di Dio, perché il
desiderio di fondersi nel nulla è solo un modo di
reagire al dolore materiale; non è un concetto
tangibile del Supremo. Se, per esempio, io provo
un dolore insopportabile alla gamba, e non posso
curarlo, potrò alla fine acconsentire a farmi
amputare la gamba, ma è molto meglio eliminare
il dolore e tenere la gamba. Analogamente, il
falso ego ci fa pensare: "Io sono tutto. Io sono la
persona più importante. Nessuno è intelligente
quanto me." Pensando in questo modo, noi
soffriamo costantemente e sperimentiamo uno
stato di intensa ansia. Ma non appena
purifichiamo il nostro ego, ammettendo di essere
insignificanti servitori eterni di Krsna, il nostro
ego ci darà grande piacere.
Sri Krsna, il Signore di Vaikuntha, il cielo
spirituale così ricco di varietà e di gioia, è sempre
assorto nel piacere trascendentale. In effetti, è
Sri Krsna la fonte di ogni piacere. Le persone
assorte nel piacere materiale sono legate dalle
leggi della morte onnipresente; ma se invece ci
sforziamo di servire Dio, la Persona Suprema,
potremo immediatamente essere collegati con la
Sua hladini sakti, la Sua potenza di piacere. Se
serviamo Krsna sotto la guida di un Suo
rappresentante autorizzato, il maestro spirituale,
potremo trarre immediato sollievo alla sofferenza
materiale. Allora non aspireremo più a null'altro,
anzi saremo in grado di gustare una gioia
spirituale illimitata nel servizio del Signore
Supremo.
Sarvato-mrtyuh indica inoltre che la nascita e la
morte si verificano su ogni pianeta dell'universo.
Perciò i nostri cosiddetti viaggi spaziali e la
cosiddetta coscienza cosmica sono inutili, perché
non esiste vita eterna in alcun luogo del cosmo
materiale. Concludendo, il fatto di comprendere
quanto sia futile impegnarsi nel servizio di ciò che
non sia Krsna, e quanto sia necessario invece
impegnarsi a servire ciò che è eterno e pieno di
gioia, rappresenta il massimo sviluppo
dell'intelligenza. Benché attualmente la nostra
intelligenza sia ristretta, condizionata dalle leggi
della natura, noi possiamo crearci una fortuna
illimitata prendendo rifugio ai piedi di loto di
Mukunda e imparando a discriminare tra ciò che
è temporaneo e inutile e ciò che è eterno e reale.



VERSO 3


tam ekada tu devarsim
vasudevo grhagatam
arcitam sukham asinam
abhivadyedam abravit

tam: lui; ekada: una volta; tu: e; deva-rsim: il
saggio tra gli esseri celesti, Narada; vasudevah:
Vasudeva, il padre di Sri Krsna; grha-agatam:
che era venuto nella sua casa; arcitam: adorato
con vari oggetti; sukham asinam: comodamente
seduto; abhivadya: accogliendolo
rispettosamente; idam: questo; abravit: disse.



TRADUZIONE

Un giorno il saggio tra gli esseri celesti,
Narada, giunse alla casa di Vasudeva. Dopo
aver adorato Narada con oggetti adeguati,
dopo averlo fatto sedere comodamente ed
essersi prostrato rispettosamente davanti a
lui, Vasudeva disse queste parole.



VERSO 4


sri-vasudeva uvaca
bhagavan bhavato yatra
svastaye sarva-dehinam
krpananam yatha pitror
uttama-sloka-vartmanam

sri-vasudevah uvaca: Sri Vasudeva disse;
bhagavan: o signore; bhavatah: di tua grazia;
yatra: la venuta; svastaye: per il bene;
sarva-dehinam: di tutti gli esseri incarnati;
krpananam: dei più miserabili; yatha: come;
pitroh: quella di un padre; uttama-sloka: il
Signore Supremo, che è glorificato da versi
sublimi; vartmanam: di coloro che sono fissi
sulla strada che porta in quella direzione.



TRADUZIONE

Sri Vasudeva disse:
"Mio signore, la tua visita, come quella di
un padre ai suoi figli, è tesa al bene di tutti
gli esseri viventi. Tu aiuti in particolar modo
i più disgraziati tra loro, e anche coloro che
sono avanzati sulla via che guida al Signore
Supremo, Uttamasloka.



SPIEGAZIONE

Vasudeva descrive in questo verso le glorie di
Narada Muni. Le parole krpananam yatha
pitror uttama-sloka-vartmanam sono
particolarmente significative. Krpananam si
riferisce alle persone più disgraziate, mentre
uttama-sloka-vartmanam si riferisce alle più
fortunate, quelle che sono progredite nella
coscienza di Krsna. Sridhara Svami ha
affermato, tatha bhagavad-rupasya bhavato
yatra sarva-dehinam svastaya iti. Il termine
bhagavad-rupasya indica che Narada Muni è
un'espansione del Signore Supremo, e che le sue
attività portano quindi un immenso beneficio a
tutti gli esseri viventi. Nel primo Canto dello
Srimad-Bhagavatam, Narada Muni è definito
una manifestazione della misericordia di Dio, la
Persona Suprema. Vi si afferma inoltre che
Narada ha ottenuto poteri speciali per dare
istruzioni nell'arte del servizio devozionale offerto
a Krsna. Narada ha la particolare abilità di dare
consigli alle anime condizionate sul modo di
collegare le proprie attività presenti con il servizio
devozionale a Krsna, senza interrompere
inutilmente la loro vita normale.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati ha definito il
termine krpana citando la Brhad-aranyaka
Upanisad (3.9.10), etad aksaram gargi
aviditvasamal lokat praiti sa krpanah: "O
figlio di Gargacarya, chi lascia questo mondo
senza aver imparato nulla sull'infallibile Supremo
è un krpana, un miserabile avaro." In altre
parole, noi abbiamo ricevuto la forma di vita
umana allo scopo di poter comprendere la nostra
relazione eterna e felice con
Dio, la Persona Suprema. Come indica il
secondo verso di questo capitolo con il termine
indriyavan, il corpo umano ci viene concesso in
modo specifico perché noi possiamo servire il
Signore Supremo, Krsna. Questo corpo umano
rappresenta la fortuna più grande perché
l'intelligenza altamente evoluta della forma umana
ci permette di comprendere Krsna, la Verità
Assoluta. Se non riusciamo a comprendere la
nostra eterna relazione con Dio non otterremo
alcun beneficio permanente in questa vita, né
potremo minimamente portare beneficio agli altri.
Chi riceve un grande tesoro ma non lo usa per sé
e non lo dedica alla felicità altrui è detto avaro.
Chi lascia dunque questo mondo senza aver
compreso la propria vera posizione di servitore
di Dio è detto krpana, avaro.
Questo verso afferma che Narada Muni ha
ricevuto un tale potere nel servizio di devozione
a Krsna che può elevare perfino avari e
mascalzoni al di sopra della loro illusione,
proprio come un buon padre si avvicina al figlio
per svegliarlo da un orribile incubo. La nostra
attuale vita di materialisti è proprio come un
brutto sogno, dal quale le grandi anime come
Narada ci possono svegliare. Narada Muni è
così potente che perfino le persone già avanzate
nel servizio di devozione a Krsna possono trarre
grandi benefici e migliorare di molto la loro
posizione spirituale ascoltando le sue istruzioni
che saranno riportate qui nell'undicesimo Canto
dello Srimad-Bhagavatam.
(continua sul prossimo numero)















SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA

La Biografia di un Santo del XX Secolo

di Satsvarupa dasa Gosvami



Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così come presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.



Quinta Puntata

Le simpatie nazionaliste restarono sotterranee allo "Scottish Churches' College" durante gli anni in cui Abhay era studente. Era una scuola che godeva di prestigio. Uno studente doveva impegnarsi molto seriamente nello studio per ottenere il diploma, e avrebbe poi potuto aspirare a un'ottima carriera. Parlare apertamente contro il governo britannico, e a favore dell'indipendenza, significava rischiare di essere espulsi. Il rischio di perdere educazione e carriera poteva essere corso soltanto dai più ribelli. Perciò gli studenti si incontravano di nascosto e ascoltavano i capi della rivoluzione: "Vogliamo svaraj! Vogliamo l'indipendenza! Vogliamo autogovernarci e avere le nostre scuole!".

* * *

Gour Mohan osservava suo figlio con preoccupazione. Lo considerava il figlio prediletto, non uno strumento tra le molte migliaia di giovani destinato a cambiare il destino politico dell'India.
La sua prima preoccupazione era il benessere di Abhay. Mentre gli eventi
mondiali mutavano l'andamento della storia, Gour Mohan si concentrava sul futuro di suo figlio secondo le sue speranze e pregava affinché queste potessero realizzarsi. Aveva pianificato che suo figlio diventasse un puro vaisnava, un devoto di Radharani. Aveva insegnato ad Abhay l'adorazione per Krishna e la purezza di carattere e aveva provveduto alla sua educazione. Ora Gour Mohan pensava di fargli prendere moglie.
Secondo la tradizione vedica, un matrimonio doveva essere organizzato dai genitori con molta attenzione e doveva aver luogo prima che la ragazza raggiungesse la pubertà. Gour Mohan aveva maritato la sua prima figlia quando questa aveva raggiunto il nono anno di età, la sua seconda figlia a dodici anni di età, e la sua terza a undici. Quando la sua seconda figlia stava per compiere i dodici anni, Rajani aveva detto: "Mi suiciderò nel fiume se non mariti subito tua figlia." Nella tradizione vedica non esisteva il corteggiamento, né la coppia andava a vivere fuori casa durante i primi anni del matrimonio. La ragazza serviva il marito cucinando per lui a casa dei suoi genitori e si presentava dinanzi a lui per servirgli il pranzo o per qualche altro rapporto formale. Poi, quando il ragazzo e la ragazza avevano raggiunto la maturità fisica, diventavano così amorevoli l'uno verso l'altra da essere inseparabili. La ragazza rimaneva naturalmente fedele al marito perché non aveva avuto nessun'altra compagnia fin dal momento della pubertà. Erano molti gli amici di Gour Mohan a Calcutta che avevano figlie giovani abbastanza da poter essere prese in considerazione, e per lungo tempo ebbe cura di riflettere sulla scelta di una moglie adatta per Abhay. Dopo matura ponderazione scelse infine Radharani Datta, nata in una famiglia suvarnavanik che era in relazione con i Mullik. La ragazza aveva undici anni. Dopo un incontro tra il padre di lei e Gour Mohan, le famiglie concordemente accettarono il matrimonio.
Benché Abhay fosse al suo terzo anno di Università, ed era quindi privo di un reddito personale, non era cosa insolita per uno studente sposarsi in quanto non avrebbe avuto responsabilità finanziarie immediate. Abhay non aveva apprezzato la scelta del padre  aveva pensato di sposare un'altra ragazza ma per deferenza verso suo padre mise da parte la sua riluttanza. Per il momento egli sarebbe vissuto con la sua famiglia e lei con la sua; perciò le responsabilità coniugali del mantenimento di una famiglia non sarebbero state immediate. Prima doveva terminare gli studi universitari.
Durante il quarto anno di frequenza allo "Scottish Churches" egli cominciò a sentirsi riluttante all'idea di prendere il diploma. Quale simpatizzante della causa nazionalista avrebbe preferito scuole nazionali e un governo che fosse al di sopra delle istituzioni britanniche; tuttavia vedeva che non esistevano alternative.
Gandhi, invece, spingeva gli studenti ad abbandonare gli studi. Le scuole straniere, egli diceva, instillavano nell'individuo una mentalità da schiavi e li facevano diventare marionette nelle mani degli Inglesi. Eppure un diploma universitario era la base della carriera. Abhay soppesò la scelta con attenzione. Gour Mohan non voleva che Abhay prendesse una decisione di cui in seguito avrebbe potuto pentirsi. Aveva sempre cercato di progettare ciò che gli sembrava la cosa migliore per suo figlio, ma Abhay aveva ormai ventitré anni e voleva decidere autonomamente.
Gour Mohan pensava al suo futuro; l'oroscopo diceva che egli sarebbe diventato un grande predicatore religioso all'età di settant'anni, ma Gour Mohan non si aspettava di poter vivere fino ad allora per vedere realizzata tale profezia. Eppure aveva le sue ragioni per considerare esatto l'oroscopo, e voleva preparare Abhay. Cercava di pianificare le cose di conseguenza, ma non vi era modo di indovinare quale fosse il piano di Krishna. Ogni cosa dipendeva da Krishna, e Krishna era al di là del nazionalismo, al di là dei progetti e delle leggi astrologiche, al di là dei desideri di un modesto mercante di tessuti che aspirava a fare di suo figlio un puro devoto di Srimati Radharani e un predicatore dello SrimadBhagavatam.
Benché Gour Mohan avesse sempre concesso ad Abhay di fare ciò che preferiva, l'aveva sempre guidato con cura sul sentiero che sapeva essere il migliore. Ora, senza interferire con la decisione di Abhay circa l'Università, si diede da fare per trovare un buon impiego per suo figlio, indipendentemente da ciò che poteva accadere.
Nel 1920 Abhay completò il quarto anno di Università e superò l'esame per ottenere il diploma in lettere. Successivamente, lasciandosi alle spalle la prova degli esami finali, si prese una breve vacanza. Per esaudire un desiderio da lungo tempo accarezzato viaggiò da solo un giorno intero per andare a Jagannatha Puri.
Srila Prabhupada: Ogni giorno, nel corso della mia infanzia, pensavo: "Come posso andare a Jagannatha Puri? Come posso andare a Vrindavana?". A quel tempo per andare a Vrindavana il biglietto ferroviario costava quattro o cinque rupie, e più o meno la stessa somma occorreva per recarsi a Jagannatha Puri. Perciò pensavo: "Quando vi andrò?". Colsi quindi la prima opportunità per andare a Jagannatha Puri.

* * *

Passeggiò lungo la medesima ampia strada sulla quale, per migliaia di anni, era passata la processione del Rathayatra. Al mercato, i negozi esibivano piccole sculture e murti del Signore Jagannatha dipinte sul legno. Benché non fosse la stagione del Rathayatra, i turisti acquistavano gli oggetti esposti destinati a ricordare il santo luogo, e compravano il prasadam di Jagannatha nel tempio. Nel tempio di Jagannatha venivano presentate giornalmente cinquantasei gigantesche offerte di riso cotto e di vegetali per l'adorazione delle Divinità di Jagannatha, di Balarama e di Subhadra. Abhay entrò nel tempio e vide le Divinità. Su di un piano dell'altare stava la murti di Sri Caitanya nella Sua forma a sei braccia che Si manifesta simultaneamente come Krishna, come Rama e come il sannyasi Sri Caitanya. Sri Caitanya era famoso a Puri, dove aveva passato gli ultimi diciotto anni della Sua vita, conducendo il kirtana con i Suoi seguaci e danzando in estasi mentre i carri venivano tirati lungo la strada principale, circondati da migliaia di devoti. Sri Caitanya aveva danzato ed era caduto in delirio nell'estasi del Suo intenso amore vissuto in separazione da Krishna.
Passando sulla via della parata, Abhay richiamava alla mente i divertimenti della sua infanzia  il canto e la danza per la strada, il carro in miniatura, la processione, il sorriso di Jagannatha, suo padre e sua madre, RadhaGovinda. In qualche modo la forma del Signore Jagannatha lo aveva ispirato quando era un bambino, e ciò era rimasto dentro di lui per tutti questi anni: "Quando andrò a Jagannatha Puri?". Il sogno infantile di Puri e di Vrindavana, e il fatto di sentirsi spinto irresistibilmente a studiare l'orario ferroviario per programmare fin dall'età di cinque anni il viaggio, si basava su qualcosa di più che sul solo desiderio di fare un giro al mercato di Puri, ed egli non si era sentito appagato dal solo fatto di contemplare le Divinità nel numeroso e affollato tempio. Si era sentito spinto ad andare a Puri come pellegrino, e la ragione era la sua devozione per Krishna.
Ora il nazionalismo aveva influenzato fortemente la sua vita e recentemente, dopo essersi sposato, doveva affrontare le decisioni riguardanti i suoi studi e la sua carriera. Eppure egli era li, poco più che un ragazzo, e stava passeggiando da solo a Puri, dove Sri Caitanya era vissuto e dove Sri Krishna, nella forma di Jagannatha, risiedeva ancora. Abhay gustava quell'interruzione che gli aveva permesso di sottrarsi temporaneamente alla pressione dei suoi doveri a Calcutta. Non sapeva fino a che punto l'amore che sentiva per Krishna e il pellegrinaggio sul luogo di Krishna fosse una preparazione per la sua vita. Sapeva che Krishna era più importante di qualsiasi altra cosa.
Egli era Dio, Colui che ha il supremo controllo, e la guida interiore di ognuno, ma vi erano tanti segni di superficialità nel servizio offerto a Krishna. Anche gli oratori nazionalisti, benché avessero sempre con sé la Gita, davano maggior importanza al nazionalismo che a Krishna. Solo coloro che erano devoti sinceri ne conoscevano l'importanza e sentivano attrazione per Krishna  uomini come suo padre.
A Puri accadde un fatto strano. Gour Mohan aveva consegnato ad Abhay una lettera di presentazione per un suo conoscente che viveva a Jagannatha Puri. Abhay andò a visitarlo e fu accolto bene. Tuttavia quando fu invitato per il pranzo, Abhay notò una strana sostanza in una delle pentole per cucinare. S'informò dal suo ospite di che cosa si trattasse ed egli rispose: "Oh, è carne".
Incapace di controllare la sua forte impressione, Abhay esclamò: "No! Che cosa accade! Non ho mai mangiato canne". Guardò attonito il suo ospite: "Non mi sarei mai aspettato questo a Jagannatha Puri".
Pieno di vergogna il suo ospite disse: "Non so. Pensavo che fosse la cosa migliore." Abhay lo tranquillizzò, mise da parte il cibo e non mangiò più in quella casa. In seguito mangiò soltanto il prasadam di Jagannatha che prendeva dal tempio.
Abhay rimase al tempio per tre o quattro giorni, vagabondando per i luoghi santi e visitando la famosa marina di Puri con la sua famosa spiaggia scintillante, con i suoi potenti e sonori marosi. Molte volte riconobbe alcuni sacerdoti del tempio di Jagannatha che fumavano sigarette e apprese di altre attività disgustose dei sadhu che erano in relazione con il tempio. Che sorta di sadhu erano questi di Jagannatha che fumavano? Per questo aspetto trovò che Jagannatha Puri era deludente.
Quando Abhay fu tonnato a casa, trovò la sua giovane moglie in lacrime. Venne a
sapere poi che i fratelli di lei avevano detto: "Tuo marito non torna a casa". Egli le disse di non preoccuparsi perché in questa storia non vi era nulla di vero; si era allontanato solo per qualche giorno, ed era tornato.
Benché il suo matrimonio fosse solo agli inizi, Abhay non era soddisfatto. Radharani era una ragazza attraente, ma a lui in realtà non piaceva. Pensava che una moglie diversa sarebbe stata più adatta a lui, una seconda moglie, oltre a questa. In India era socialmente accettabile mantenere due mogli e Abhay decise di risolvere la questione autonomamente; fece in modo di avvicinare i genitori di un'altra ragazza. Tuttavia, quando suo padre ne fu informato, chiamò Abhay e gli disse: "Caro ragazzo, sei ansioso di avere una seconda moglie, ma io ti consiglio di non farlo. E' una grazia di Krishna che la tua presente moglie non sia di completo tuo gradimento. Considerala una grande fortuna. Se non ti attaccherai troppo a tua moglie e alla tua famiglia, tale assenza di attaccamento ti sarà di grande aiuto nel futuro avanzamento nella vita spirituale". Abhay accettò il consiglio di suo padre; egli voleva obbedirgli e apprezzò la sua saggia considerazione, rimase pensieroso e un po' timoroso per la previsione del padre, e si domandò se in futuro avrebbe potuto avanzare nella vita spirituale ed essere grato a suo padre di quanto aveva fatto. "Il tuo futuro avanzamento nella vita spirituale" questa idea piaceva ad Abhay. Così si riconciliò con la moglie che gli era stata data. Il nome di Abhay Charan De era incluso nella lista degli studenti che avevano superato gli esami per ottenere il diploma. Essi erano stati invitati a presentarsi per ottenere il riconoscimento, ma Abhay aveva deciso che il diploma dello "Scottish Churches' College" non gli interessava. Benché come diplomato potesse aspirare a una promettente carriera, questa sarebbe stata una carriera imbevuta di inglesismo. Se Gandhi avesse avuto successo, l'India si sarebbe molto presto sbarazzata degli Inglesi. Abhay aveva preso la sua decisione, e quando il giorno del diploma arrivò, le autorità dell'Università seppero che egli aveva rifiutato il diploma. Fu così che Abhay espresse la sua protesta e segnalò la sua adesione all'appello di Gandhi.
In quei mesi la protesta di Gandhi era aumentata di intensità. Durante la guerra gli Indiani erano rimasti fedeli alla corona sperando di sollecitare la simpatia degli Inglesi verso la causa dell'indipendenza, ma nel 1919 in Inghilterra fu approvato il "Rowlatt Act", il decreto destinato a reprimere il movimento per la libertà dell'India. Gandhi aveva allora esortato tutti gli Indiani a osservare un hartal, un giorno in cui tutti nel Paese avrebbero dovuto astenersi dal lavoro e protestare sulla strada. Benché questa fosse stata una protesta nonviolenta, una settimana più tardi ad Amritsar, nella piazza pubblica nota come Jallianwalla Bagh, soldati britannici fucilarono centinaia di persone disarmate, Indiani indifesi che si erano radunati per un incontro pacifico. Gandhi allora perse ogni fiducia nelle intenzioni dell'impero verso l'India. Esortando alla completa noncooperazione, ordinò il boicottaggio di tutto ciò che era inglese  beni, scuole, campi di gioco, onorificenze militari. Rifiutando il suo diploma, Abhay si era allineato in modo più diretto al movimento dell'indipendenza di Ghandi.
Il suo cuore, tuttavia, non era là. Come non aveva mai dato il suo cuore agli studi universitari, alla conquista di un diploma, a sua moglie, così sentiva di avere alcune riserve sul fatto di diventare un nazionalista completo. Abhay era favorevole alla causa, ma non era convinto fino in fondo. Ora, fuori dalla scuola, fuori dal lavoro, curandosi poco della carriera, dell'educazione o di sua moglie, rimaneva a casa. Si cimentò nello scrivere una poesia in occasione del matrimonio di un amico, lesse lo SrimadBhagavatam, e più tardi i discorsi di Gandhi. Non aveva progetti immediati.

* * *

Gour Mohan aveva i suoi progetti per Abhay, e il diploma universitario era stato una parte integrante di questi progetti. Sembrava tuttavia che Krishna avesse altri piani. La protesta politica con il conseguente rifiuto del diploma in lettere era più un distintivo onorifico che uno stigma sociale, e Gour non lo rimproverò per questo. Era però necessario che Abhay assumesse la responsabilità di un lavoro. Gour Mohan chiese al suo amico Kartick Bose di impiegarlo.
Il dottor Kartick Chandra Bose, un amico intimo, era stato il loro medico di famiglia fin dall'infanzia di Abhay. Era un noto chirurgo, uno studioso di medicina e un industriale chimico. Aveva un suo stabilimento a Calcutta, il Laboratorio Bose, dove fabbricava prodotti farmaceutici, saponi e altri prodotti relativi all'industria farmaceutica. Il dottor Bose era ben conosciuto in India come il primo indiano che aveva fabbricato prodotti farmaceutici che erano stati monopolizzati da ditte europee. Egli consentì ad accettare Abhay al suo laboratorio con l'incarico di direttore di dipartimento.
Benché avesse una conoscenza limitata dell'industria farmaceutica e della relativa conduzione, Abhay si sentì fiducioso pensando che la lettura di testi appropriati sull'argomento gli avrebbe permesso di apprendere ciò che era necessario conoscere. Tuttavia, quando un uomo in così giovane età ricevette improvvisamente l'incarico di direttore di dipartimento, alcuni operai manifestarono la loro insoddisfazione. Alcuni di loro erano anziani e avevano passato quarant'anni nella ditta. Essi si comunicarono il loro risentimento, finché si confrontarono con il dottor Bose: "Perché una persona così giovane ha avuto questo incarico?" Il dottor Bose rispose: "Sì, per questa posizione avevo bisogno di una persona di cui potessi fidarmi come di mio figlio. Egli firmerà assegni per quarantamila rupie. In questo settore potevo affidare soltanto a lui la possibilità di trattare la mia contabilità. Suo padre e io eravamo molto uniti e conosco questo giovane come conosco mio figlio."
Gour Mohan sentì di aver fatto tutto ciò che poteva. Pregava che i princìpi del puro vaisnavismo da lui trasmessi a suo figlio lo accompagnassero e lo guidassero per tutta la vita. Gandhi e la causa dell'indipendenza avevano interrotto la carriera universitaria di Abhay, e Abhay era ancora incline verso il nazionalismo, ma non tanto per una motivazione politica, quanto per una visione spirituale. Gour Mohan quindi era contento. Sapeva che il matrimonio combinato non era gradito ad Abhay, il quale però aveva accettato la sua spiegazione relativa al fatto che un maggior distacco da sua moglie e dalla vita materiale sarebbe stato utile alla sua vita spirituale. Abhay inoltre stava manifestando un disinteresse effettivo per le faccende materiali. Ciò non dispiaceva a Gour Mohan, per il quale gli affari erano sempre subordinati all'adorazione di Krishna. Se lo era aspettato. Ora Abhay aveva un lavoro che prometteva bene e avrebbe fatto tutto ciò che poteva per far andar bene il suo matrimonio. Gour Mohan aveva fatto tutto il possibile e dipendeva da Krishna per i risultati finali.
In quanto leader nell'ambito del "Congress Party", Gandhi, sostenuto dall'urgenza della situazione, ora attaccava apertamente lo sfruttamento dell'India messo in atto dall'impero con il commercio dei tessuti. L'Inghilterra acquistava dall'India cotone grezzo a bassissimo prezzo trasformandolo in prodotti di vestiario nelle fabbriche del Lancashire, in Inghilterra, e rivendendo poi ad alto prezzo i prodotti monopolizzati a milioni di Indiani. L'idea che Gandhi diffondeva era che l'India doveva riprendere la sua produzione tessile usando filatoi a ruota e telai a mano, boicottando così la produzione tessile inglese e attaccando la base economica del potere inglese in India. Viaggiando con il treno attraverso il paese, Gandhi ripetutamente esortava i suoi conterranei a respingere tutti i tessuti stranieri e a indossare soltanto ruvidi khadi prodotti dalla piccola industria indiana. Prima del governo inglese l'India aveva filato e tessuto le proprie stoffe. Gandhi pensava che distruggendo la piccola industria gli Inglesi stavano facendo sprofondare la massa indiana nella fame e nell'apatia.
Per dare l'esempio, Gandhi stesso lavorava ogni giorno su un primitivo filatoio a ruote, e indossava soltanto un semplice e rozzo tessuto intorno ai fianchi e uno scialle. Voleva fare incontri e chiedere alla gente di farsi avanti e di rifiutare i tessuti importati. Immediatamente la gente gettava via cumuli di indumenti e li dava alle fiamme. La moglie di Gandhi si lamentava che il khadi era troppo pesante e non era adatto da indossare in cucina; chiedeva se per la cucina poteva indossare il leggero tessuto fabbricato in Inghilterra. "Sì", rispose Gandhi, "sei libera di cucinare con il vestito che preferisci, ma io eserciterò un diritto similare non mangiando il pasto che prepari." A causa della piccola industria attrasse Abhay. Egli, per di più, non era affascinato dal nuovo progresso industriale che l'Inghilterra aveva introdotto in India. Come Gandhi aveva messo in rilievo, non solo la vita semplice era migliore per l'economia nazionale a lungo termine di migliaia e milioni di Indiani, ma per Abhay era anche la vita che meglio contribuiva alla cultura spirituale. Abhay mise da parte i suoi abiti fatti a macchina e indossò il khadi. Ora il suo abito rivelava il suo pensiero a chiunque incontrasse, inglese o indiano che fosse. Era un nazionalista, un simpatizzante della rivoluzione. Indossare il khadi in India all'inizio del 1920 non era solo una maniera di vestire alla moda; era una dichiarazione politica. Significava essere un gandhiano.
(Continua sul prossimo numero)















Maestri in Cucina
I Dolci
La Specialità dell'India

di Kurma dasa

Leggeri, ricchi vellutati e
rigorosamente senza uova.



Dessert di Yogurt Condensato
(Shrikand)

Questo delizioso dolce è originario del Gujarat. Lo yogurt, avvolto in un telo, viene scolato per eliminare l'eccesso di liquido. La parte che rimane viene chiamata dehin, formaggio di yogurt.
Viene zuccherato, insaporito con zafferano, pistacchi, cardamomo e acqua di rose. E' un ottimo dessert estivo, fresco e rinfrescante.

Preparazione: 15 minuti

Colatura dello yogurt: 1216 ore

Ingredienti per 812 persone:
4 tazze (1 l) di yogurt intero
1/4 di cucchiaino di zafferano in polvere
1/4 di cucchiaino di cardamomo in polvere
1 cucchiaino di acqua di rose
(oppure qualche goccia di essenza di rose)
2 cucchiai di pistacchi non tostati, sbollentati e tritati
1/2 tazza di zucchero a velo

1. Sistemate un telo da formaggio di spessore triplo in un colino. Versatevi lo yogurt, annodate gli angoli del telo formando un fagotto e appendetelo nel frigorifero o in un luogo fresco per 1216 ore mettendovi sotto una terrina per raccogliere il liquido.

2. La quantità iniziale dello yogurt dovrebbe essere diminuita della metà. Trasferitela in una terrina, aggiungete lo zafferano, il cardamomo, l'acqua di rose, i pistacchi e lo zucchero mescolando fino a rendere la shrikand soffice e cremosa.







Palline dolci allo yogurt alle fragole
(Malpura)

Deliziose palline dolci ricoperte di yogurt fresco e vellutato. Ottimo dessert per una fresca cena estiva.

Preparazione: 15 minuti

Riposo della pastella: 15 minuti

Cottura: 20 minuti

Ingredienti per circa 24 palline:
2 tazze e 1/4 di farina
1 bustina di lievito
1 tazza di zucchero a velo
1 tazza e 1/4 di acqua fredda
abbondante ghi per friggere
5 tazze di yogurt intero freddo
3/4 di tazza di zucchero semolato
1 tazza e 1/2 di fragole lavate e tagliate in quattro

1. In una terrina mescolate la farina e lo zucchero a velo. Aggiungete lentamente l'acqua mescolando con una frusta metallica fino ad ottenere una consistenza tra pastella e impasto. Aggiungete un cucchiaio di yogurt e mescolate ancora. La pastella sarà pronta quando immergendo un cucchiaio vi aderirà bene. Fatela riposare per 15 minuti.

2. Nel frattempo fate riscaldare il ghi (che copre il fondo di circa 67 cm) in un wok o in una padella di frittura a fuoco medio basso (160° C).

3. Togliete un cucchiaio di pastella dalla terrina e con l'aiuto di un altro cucchiaio spingetela con movimento deciso nel ghi bollente. Ripetete velocemente la stessa operazione per altre 3 cucchiaiate di pastella. Fate gonfiare le frittelle nel ghi. Giratele ogni tanto con l'aiuto di una schiumaiola e friggetele fino a quando saranno cotte e dorate (circa 34 minuti). Toglietele e scolatele. Ripetete questa operazione fino ad esaurimento di tutta la pastella.

4. Mescolate lo yogurt e lo zucchero semolato in una grande terrina. Schiacciate qualche fragola nello yogurt e aggiungete le fragole a pezzi rimaste, mescolando bene.

5. Immergete con molta cura le palline nello yogurt e mettetele in frigorifero ad ammorbidire per almeno 30 minuti.

Servite i malpura in ciotoline da dessert guarnendo con qualche cucchiaio di yogurt alle fragole.







Torta di ricotta all'arancia

Questa deliziosa torta non si cuoce. Come ingredienti sono previsti briciole di pan di Spagna secco con formaggio fresco insaporito dall'aroma di bucce d'arancia.

Preparazione: 20 minuti

Refrigerazione: almeno 12 ore

Ingredienti per una torta di 20 cm di diametro:
Base:
2 tazze di briciole di pan di Spagna secco grattugiate grossolanamente
1/4 di cucchiaino di zenzero in polvere
1/3 di tazza di burro fuso

Ripieno:
350 g di panir soffice o di ricotta di mucca
3/4 di tazza di latte condensato zuccherato
1/2 tazza di succo di limone
2 cucchiaini di buccia d'arancia grattugiata

1. Preparazione della base: mescolate le briciole di pan di Spagna, lo zenzero in polvere e il burro. Versate il composto ottenuto sul fondo di uno stampo per torta apribile del diametro di 20 cm, facendo un bordo di 2,5 cm di altezza. Mettete in frigorifero per mezz'ora.

2. Preparazione del ripieno: con un cucchiaio di legno lavorate il formaggio fino ad ottenere una crema e, sempre mescolando, aggiungete lentamente il latte condensato, il succo di limone e la buccia d'arancia. Gli ingredienti si possono anche frullare.

3. Versate il ripieno sopra la base, distribuitelo uniformemente e mettete in frigorifero. Decorate la torta con panna montata e pezzettini di arancia oppure a piacere.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Nel tentativo di ingannare Dio

Quella che segue è una conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni discepoli, tenutasi a Mayapur, India, il 16 gennaio 1976.

Srila Prabhupada: Questi cosiddetti scienziati moderni hanno molto in comune con Hiranyakasipu che era un grande demone. Lui aveva una fissazione: "I devata, gli esseri celesti, a volte ci dominano,  diceva  ma ora li attaccherò e prevarrò su di loro. E poiché ora in realtà posso dire di essere immortale, cosa potranno farmi? Non possono uccidermi. Così potrò continuare con le mie attività demoniache e loro non saranno in grado di fermarmi."
Hiranyakasipu non si rendeva conto che, cercando di ottenere l'immortalità del suo corpo materiale, stava esibendo la più grande insensatezza. Sebbene Brahma, il primo essere creato da Krsna nell'universo, gli avesse detto che non era possibile, Hiranyakasipu pretendeva di diventare immortale a tutti i costi.
Brahma affermò categoricamente: "No, non è possibile. Io stesso non sono immortale. Come posso renderti immortale?" Ma Hiranyakasipu non voleva ascoltare nemmeno Brahma. Pensava: "In qualche modo io raggirerò questo Brahma."
Hiranyakasipu quindi disse: "Va bene, concedimi allora quest'altra benedizione." "Quale?" "Che non morrò mai sulla terra." "Va bene." "Che non morirò nell'acqua." "Concesso!" "E nemmeno nell'aria." "D'accordo."
Quindi Hiranyakasipu pensò: "Tutti i tre regni sono messi fuori gioco. Dove potrei quindi morire? Dopotutto ci sono solo tre reami: terra, acqua, aria. E Brahma mi ha concesso la benedizione di non morire in questi luoghi. In questo modo ho raggirato Brahma."

Poi Hiranyakasipu continuò: "Assicurami che non morirò di giorno." "Sì." "Concedimi che non morirò di notte." "Sì."
Tuttavia nell'ordinamento della natura esiste un altro intervallo di tempo, quello che separa il giorno dalla la notte.
(Ridendo) Hiranyakasipu se n'era dimenticato. Quell'intervallo di tempo è chiamato sandhya. E' preso in considerazione nei Veda, ma Hiranyakasipu lo aveva dimenticato. Krsna è più intelligente di qualsiasi Sua creatura. Quindi Hiranyakasipu non fu ucciso né di giorno, né di notte. Fu ucciso nel sandhya, l'intervallo tra il giorno e la notte.
E per quanto riguarda la terra, il cielo e l'acqua, anche questa faccenda fu sistemata con dei trucchi: Krsna uccise Hiranyakasipu sulla Sue ginocchia. Non si può dire che le ginocchia di qualcuno siano terra, cielo o acqua.
Krsna è così gentile! Il Suo devoto Brahma aveva dato a Hiranyakasipu queste particolari benedizioni e Krsna fece in modo di uccidere Hiranyakasipu senza che Brahma dovesse venir meno alle sue promesse. In tal modo, Hiranyakasipu non poteva accusare Brahma dicendo: "Signore, tu mi hai ingannato."
"No,  Brahma fu in grado di rispondere  tutto ciò che mi hai chiesto te l'ho concesso. Sei tu che hai imbrogliato te stesso. Non ti rendevi conto che la tua conoscenza della situazione cosmica era imperfetta. Né potevi renderla perfetta. E questa è stata la tua idiozia. A ogni tua richiesta io ti risposi: "Sì, sì, sì." E contemporaneamente aggiunsi: "Nonostante tutto, tu non potrai diventare immortale. Non è proprio possibile. Ma tu, sciocco, non hai tenuto conto dei miei avvertimenti, e nonostante la tua astuzia, sei rimasto uno sciocco. Tu hai creduto di essere molto intelligente, molto astuto, e hai pensato di essere completamente al sicuro e che nessuno avrebbe potuto ucciderti."
Discepolo: Srila Prabhupada, sembrerebbe che Hiranyakasipu agisse in modo simile a quello dei moderni avvocati. Faceva di tutto per trovare delle scappatoie alle leggi.
Srila Prabhupada: Oh sì! Un grande avvocato non è altro che qualcuno molto esperto nel trovare e sfruttare qualsiasi punto debole nelle leggi in vigore. Questa è la definizione di un grande avvocato.
In realtà i leader moderni si comportano come grandi avvocati perché cercano di essere più intelligenti di Krsna e della Sua legge. (Risata). Questi mascalzoni cercano di essere più intelligenti. Perciò sono chiamati mudha, mascalzoni e sciocchi.
Discepolo: Moghasa.
Srila Prabhupada: Ah, moghasa moghakarmano mogha-jnana vicetasah. Nella Bhagavad-gita Krsna conferma: "Ogni furfante ateo vedrà tutte le sue speranze, le sue attività, tutta la sua così detta conoscenza, ridursi in niente. Un tale furfante alla fine verrà frustrato."
Tanto per cominciare Krsna chiede una cosa molto semplice: "Abbandonati soltanto a Me. Avrai ogni protezione."
(continua sul prossimo numero)















QUANDO E' LA TEORIA DEL BIGBANG A ESPLODERE

Di Drutakarma dasa

Come una canzone in onda su una frequenza radiofonica o un nuovo film, anche una teoria scientifica deve essere attraente se vuole arrivare da qualche parte.
Per cominciare, deve avere un nome che la gente non potrà dimenticare. I più brillanti studenti universitari devono fare bella figura quando ne parlano. I lettori del Time e di Newsweek devono volerne discutere con i loro amici.
Prendiamo per esempio la teoria del Big Bang: gli scienziati hanno tutte le ragioni di esserne orgogliosi.
Questa, pressappoco, funziona così: circa venti miliardi di anni fa, quando l'unica cosa esistente era una densa nube cosmica ebbe luogo una grande esplosione che mise in moto un'evoluzione casuale che ha condotto all'avvento degli esseri viventi attuali. Com'era da aspettarselo, nel loro rapporto del 1977 alla NASA, i capi del Goddard Space Flight Center e del Propulsion Laboratory spesero parole di 'grande simpatia' per la teoria del Big Bang:
"Che oggi il concetto di evoluzione cosmica stia ricevendo una considerevole attenzione non significa che sia stato provato e nemmeno che tutti gli scienziati operanti nell'ampio spettro di studi riguardanti tale teoria siano d'accordo, sia nei dettagli che nella struttura di insieme. Però tale teoria serve come utile cornice in cui definire temi generali di investigazione: extraterrestri, ecc... e ad aiutare la pianificazione degli specifici programmi di Scienze dello Spazio." (Rapporto all'amministratore della NASA dell'Outlook for Space Study Group).
In altre parole la teoria del Big Bang potrebbe non essere vera, ma, gli scienziati dicono: "La stiamo utilizzando in ogni caso, per pianificare il nostro prossimo programma spaziale multimiliardario." Stanno utilizzando una grande esplosione per ottenere un mucchio di soldi.
Poco dopo l'affermazione che abbiamo appena letto, gli scienziati offrono un modesto riassunto nella forma di uno specchietto predigerito:



Fasi dell'evoluzione cosmica

1 - ?
2  Grande esplosione (Big Bang)
3  Materia
4  Galassie e stelle
5  Soli e Pianeti
6  Terra
7  Oceani e Atmosfera
8  Vita
9  Intelligenza
10  ?

Un po' sorprendente, forse, ma un chiaro segno che gli scienziati sono in sintonia con la psicologia americana. Infatti i sapientoni non piacciono e gli scienziati fanno di tutto per evitare di sembrare dogmatici. Formulano le loro teorie con punti interrogativi catturando inevitabilmente la nostra fantasia. Come rivela senza imbarazzo lo specchietto, la teoria del Big Bang comincia con un punto interrogativo e finisce con un altro punto interrogativo farcito con qualche strato di immaginazione. Eppure, in qualche modo, è irresistibile.
Beh, non completamente irresistibile, almeno non più. Comincia sempre di più a sembrare ciò che il mio Webster New Collegiate chiama mito: "Un mal fondato credo sostenuto indiscriminatamente in special modo da un gruppo interessato."
Fondamentalmente la teoria del Big Bang è priva di senso. Difatti come potrebbero tutte le complesse forme di vita esistenti nel nostro mondo provenire da una massa in esplosione? Per quello che possiamo vedere, le esplosioni causano morte e disintegrazione non vita o creazione continuativa. Le esplosioni producono mucchi di macerie, non piante, fiori, farfalle e esseri umani.
Fortunatamente molti scienziati stanno cominciando a vedere la cose in questo stesso modo. Richard L. Thompson (Ph.D. alla Cornell University in matematica) ha mostrato come sia statisticamente impossibile per forme di vita complesse evolversi da forme di vita inorganiche più semplici, nonostante esplosioni e altri processi 'naturali'. Il Dottor Thompson sostiene che le leggi della matematica tendano ad un'intelligenza di controllo universale.
E ciò è esattamente quel che la letteratura vedica ci spiega: "All'inizio della creazione esisteva solamente la Persona Suprema. Non esisteva il sole, non esisteva la luna e non esistevano le stelle. C'era solamente Krsna, che crea e gode di ogni cosa." E quando Lo desidera Egli manifesta l'universo in maniera ordinata. Come spiega A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada: "L'intero processo della creazione è uno sviluppo graduale da un elemento a un altro fino a raggiungere la varietà della terra nella forma di molti diversi tipi di piante, di montagne, di rettili, di uccelli, di animali e di esseri umani." Le ultime scoperte della NASA appoggiano tale conclusione, anche se non intenzionalmente. Non molto tempo fa un'équipe di scienziati mandò un equipaggiamento radio ultrasensibile su un jet U2 della NASA per misurare "lo sfondo di microonde cosmico", ovvero le radiazioni che si pensa il Big Bang abbia lasciato dietro di sé. Il Dr. Richard Muller, il Dr. George Smooty e lo studente laureato Marc Gorenstein riferiscono: "le nostre misurazioni danno l'immagine di un processo estremamente sofisticato. Il Big Bang, l'evento più cataclismatico che si possa immaginare, in seguito a osservazioni più accurate, sembra essere stato finemente orchestrato." Non potrebbe quindi esserci un orchestratore? I dati riferiti dall'U2 (NASA Activities, Febbraio 1978) continuano dicendo che l'esplosione dell'universo fu: "serena, altamente controllata e completamente uniforme", non esplosiva, più simile allo "sbocciare di una pianta o di un fiore". Potremmo essere un po' sorpresi apprendendo che lo SrimadBhagavatam, che risale a 5000 anni fa, presenti la stessa spiegazione: "Il seme di un fiore di loto generato da Sri Visnu, per la Sua volontà suprema illumina tutto, come il sole..." Quindi Brahma, il primo essere vivente, nacque dalla cima del fiore di loto e "vide che il fiore di loto si espandeva per tutto l'universo."
Di certo andando sul Mt. Palomar non saremo in grado di vedere Sri Visnu o il fiore di loto universale proprio come quando guardiamo un programma televisivo non siamo in grado di vedere il produttore o il direttore.
La letteratura vedica ci informa: "Nessuno può raggiungere l'intelligenza che controlla l'universo con i suoi limitati sensi materiali."
Eppure da questa intelligenza che controlla l'intero universo è sbocciato (come dice la NASA) esattamente come un fiore.















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Anno, 1989
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Anno, 1996
Gennaio-Febbraio
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MAHA-BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa



Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del
MahaBharata. In questo numero vengono
riportati i capitoli dal XXXIII al XXXVII



Capitolo 33


Sri Suta Gosvami riprese:

Dopo aver sentito sua madre maledire tutti i propri figli, il nobile serpente Vasuki si mise a pensare: "Come si può sfuggire a questa maledizione?" Discusse con quei fratelli, guidati da Airavata, che si dedicavano alla virtù, tutti gli aspetti della questione.
Sriman Vasuki disse: "Siamo tutti consapevoli della maledizione che ci è stata lanciata e ne discutiamo insieme per trovare un modo di salvarci. Esiste un rito per annullare ogni tipo di maledizione ma, miei cari serpenti, quando la maledizione è scagliata dalla propria madre, allora non c'è proprio modo di cancellarla. Lo stesso dicasi quando la maledizione viene lanciata alla presenza del Signore Brahma, l'instancabile infinito creatore votato alla verità.
Perciò, fratelli senza peccato, quando udii nostra madre maledirci alla presenza del Signore, il mio cuore si mise a tremare, anche perché, quando costei vaticinò la nostra completa rovina, l'incommensurabile Signore non la fermò.
Quindi siamo qui riuniti in concilio per salvare la razza dei serpenti. Non perdiamo altro tempo. Dobbiamo trovare un modo per venirne fuori, come già fecero i deva quando Agni si nascose dentro una caverna perdendosi. In qualche modo dovremo interrompere la cerimonia sacrificale per distruggere i serpenti che sarà officiata da Janamejaya. Il sacrificio non dovrà assolutamente procedere o, se si svolgerà, dovrà comunque mancare il suo scopo." Sri Suta Gosvami aggiunse: I figli di Kadru là riuniti si trovarono d'accordo e, maestri di strategie, avviarono subito alcune formulazioni. Uno di loro suggerì: "Mostrandosi nelle vesti di un brahmana colto, potrà pregare Janamejaya di accordargli una benedizione e, quando lui deciderà di concederla, lui gli dirà: Che tu non possa portare a compimento questo sacrificio!"
Ma altri serpenti, consapevoli della propria saggezza, proposero: "Dato che siamo dei saggi, ognuno di noi potrebbe diventare il consigliere più rispettato del re, che naturalmente chiederebbe, attraverso lui, il nostro determinante giudizio su tutti gli affari e così noi lo consiglieremmo di interrompere il sacrificio. Tenendoci in grande considerazione, il saggio re ci chiederebbe quali sarebbero i vantaggi di questo sacrificio e noi gli risponderemmo che non ce ne sono. Con logica e razionalità accrediteremmo il concetto che questo rito potrebbe invece coinvolgere il re in molti pericoli e mali, in questa vita e nella prossima e che per questo motivo sarebbe meglio non officiare nessuna cerimonia sacrificale. O ancora, dopo aver individuato il sacerdote Gran Cerimoniere, colui che conosce il rituale per un sacrificio di serpenti, costui sarebbe così assorto nell'aiutare il re che un serpente potrebbe colpirlo e ucciderlo. Morto l'officiante non ci sarebbe più sacrificio. Il re avrebbe altri sacerdoti che sanno come si fa un sacrificio dei serpenti, ma noi morderemmo ognuno di loro. In questo modo saremmo certi di riuscire nel nostro scopo." Sentendo ciò, altri serpenti che seguivano la strada della virtù replicarono: "Il vostro piano non è saggio. Per nessuna ragione assassinare i brahmana può considerarsi una mossa intelligente. In tempi densi di calamità la giustizia e la virtù sono le basi per accedere alla pace più alta, attività fondate sull'ingiustizia gettano il mondo intero nella sofferenza." Altri serpenti dissero: "Allora assumiamo la forma di nuvole luminose e, lasciando cadere torrenti di pioggia, estinguiamo il fuoco del sacrificio per quanto avvampi." Altri serpenti eminenti suggerirono: "Nel buio della notte andiamo nell'arena del sacrificio e, non appena gli ospiti saranno disattenti, rubiamo il mestolo che viene utilizzato nel sacrificio, così impediremo la cerimonia." O ancora: "Durante il sacrificio centinaia di migliaia di serpenti possono mordere chiunque sia presente e seminare il panico." Oppure: "I serpenti dovrebbero contaminare con i propri escrementi e con le urine tutto il cibo santificato."
Altri serpenti insistettero: "Noi stessi dovremmo diventare i sacerdoti del re per il sacrificio, potremmo così impedire la cerimonia chiedendo una remunerazione per i nostri servizi. Sotto il nostro controllo, il re farebbe quello che noi vorremmo."
Altri dissero: "Quando il re si bagnerà sotto l'acqua dovremmo portarlo nel nostro palazzo e tenervelo legato. Così il sacrificio non avrebbe luogo."
Altri serpenti, ansiosi di aiutare la loro razza. diedero questo suggerimento: "Dovremmo isolare subito il re e ucciderlo. Così il nostro scopo sarebbe ottenuto. Morto il re, tutti i nostri problemi sarebbero eliminati dall'origine."
Quest'ultima e definitiva strategia fu con tristezza approvata da tutti i serpenti, i quali dissero al loro capo Vasuki: "Re, se approvi questo piano, facci definire subito la necessaria messa a punto."
Dopo aver così parlato, fissarono con rispetto il loro sguardo su Vasuki, loro capo, e Vasuki, ponderando con attenzione l'argomento, disse ai sudditi riuniti: "Serpenti, non posso approvare il vostro piano e non credo che si debba realizzare. Anche ipotizzando che tutti i serpenti possano essere d'accordo con questa soluzione, essa non mi sembra appropriata. Certo qualcosa si deve fare per salvarvi ed è questo che mi causa grande angoscia perché, qualsiasi cosa faremo, buona o cattiva che sia, essa dipende da me."







Capitolo 34


Sri Suta Gosvami proseguì:

Dopo aver ascoltato pazientemente tutte le proposte dei serpenti, che esprimevano i loro differenti punti di vista e sentito il responso di Vasuki, Elapatra concluse: "Non perdete tempo ad illudervi che il sacrificio non ci sarà o che si possa eliminare re Janamejaya, causa di questa nostra grande paura. Avete dimenticato la sua diretta discendenza dai Pandava? E che egli combatte con lo stesso vigore degli antenati? Mio caro re Vasuki, dovremmo piuttosto appellarci alla nostra saggezza secondo la quale un uomo provato dalla divina provvidenza non ha altra soluzione che abbandonarsi a quella stessa suprema provvidenza. Poiché è per volere divino che il pericolo ci minaccia, non ci resta che trovare protezione in quello stesso volere divino. O migliore dei serpenti, ti prego ascolta ciò che devo dirti. Quando nostra madre ci maledisse io mi impaurii e strisciando mi rifugiai nel suo grembo. Di là, mio signore, udii i deva mormorare fra loro, sconcertati e rattristati per la maledizione che lei aveva pronunciato contro di noi; intercedendo a nostro favore essi fecero presente al Signore Brahma: "Questi serpenti sono fieri e nobili come lo è loro madre!"
Poi i deva dissero ancora a Brahma:

"Progenitore, quale femmina, dopo aver nutrito i suoi cari figli, li condannerebbe in questo modo? Signore dei signori, nessuno, se non la crudele Kadru, giungerebbe a tanto, nonostante la tua presenza!
Inoltre tu sei anche consenziente, o primo tra gli esseri, e noi siamo impazienti di sapere perché tu non le abbia impedito di maledire."
Il signore Brahma rispose:

"Molti serpenti incutono spavento, sono crudeli e velenosi. Siccome desidero il bene di tutte le creature, non ho trattenuto Kadru dal proferire la sua maledizione. Quei serpenti che sono mordaci, vili, peccaminosi e sempre velenosi saranno distrutti, mentre quelli che praticano la via della virtù saranno salvati dal pericolo quando arriverà il momento.
Nella famiglia degli Yayavara nascerà un sapiente e nobile saggio, di nome Jaratkaru. Sarà potente come il fuoco ed avrà completo controllo dei suoi sensi. Jaratkaru avrà un figlio che diverrà un grande asceta, si chiamerà Astika e sarà lui il ragazzo che interromperà il sacrificio dei serpenti. Così tutti i serpenti pacifici saranno salvati."
I deva chiesero:

"Signore, quale donna si unirà a questo eccellente saggio, grande e potente asceta chiamato Jaratkaru, per generare un tal figlio?"
E Brahma rispose:
"Quel gioiello fulgido fra coloro che sono nati due volte, Jaratkaru, genererà quel possente figlio in una vergine che avrà il suo stesso nome."
Elapatra riprese:
"Questa è la soluzione giusta!" convennero i deva col
progenitore. Dopodiché si accomiatarono andando
ognuno per la propria strada. "Vasuki, ora mi rendo
conto che tua sorella si chiama Jaratkaru e così, per
evitare il pericolo di darla in sposa quando qualcuno
verrà a chiedere la sua mano, tu dovresti darla in carità
a quel saggio dai rigidi voti. Ho sentito da fonte autorevole che questa risoluzione sarà la nostra salvezza."







Capitolo 35


Srila Suta Gosvami continuò:

O migliore tra i nati due volte, ascoltando le parole di Elapatra tutti i serpenti arrivarono al colmo della gioia e lo onorarono gridando: "sadhu! sadhu!" Mentre Vasuki, anch'egli con il cuore colmo di gioia, rivolse la massima attenzione alla sorella Jaratkaru. Poco dopo gli esseri celesti con i loro antagonisti di sempre, gli asura, frullarono il grande oceano Varuna; e Vasuki, il poderoso serpente, si prestò a divenire la corda necessaria per frullarlo.
Compiuta questa impresa gli esseri celesti, insieme a Vasuki, si recarono dal Signore dei signori, Brahma, e gli dissero: "Caro Signore, temendo per la maledizione di sua madre, Vasuki è in grande angoscia, è molto preoccupato per i suoi fratelli serpenti e la condanna che grava su di loro è come una spina nel suo cuore.
Signore, ti prego, aiutalo in questa dolorosa situazione. Vasuki, questo capo dei serpenti, è sempre gentile con noi ed è sempre pronto ad aiutare i deva. Signore dei signori, mostragli la tua misericordia e placa l'ansia della sua mente."
Il signore Brahma rispose:

"Miei cari deva, io sono entrato nella mente di Elapatra per ispirarlo ad incoraggiare i suoi compagni serpenti. Quando verrà il momento, Vasuki, principe dei serpenti, dovrà agire secondo le istruzioni di Elapatra perché, come Elapatra ha detto, i serpenti malvagi dovranno tutti morire, ma non coloro che si saranno comportati in maniera virtuosa. Il saggio Jaratkaru è già nato ed è dedito alle più severe ascesi. A tempo debito Vasuki dovrà offrirgli in sposa sua sorella, quella che porta lo stesso nome di Jaratkaru. Esseri divini, la salvezza dei serpenti si realizzerà così come predetto dal serpente Elapatra e non altrimenti."
Srila Suta Gosvami disse:

Vasuki, re dei serpenti, ascoltando le parole di Brahma, assegnò a molti serpenti qualificati il compito di vegliare sul saggio, ordinando loro: "Non appena in Jaratkaru prenderà corpo il desiderio di scegliersi una moglie, dovrete immediatamente informarmi perché da ciò dipenderà la nostra salvezza."







Capitolo 36


Sri Saunaka disse:

Figlio di Romaharsana, mi piacerebbe ascoltare la storia del saggio Jaratkaru, quella nobile persona di cui hai detto. Lui è famoso in questo mondo come Jarat-karu, ma come ha avuto questo nome e cosa significa esattamente? Ti prego rivelamelo.
Sri Suta Gosvami spiegò:

Jara esprime indebolimento o distruzione e kuru deriva dalla parola daruna, che significa pauroso o terrificante. Il dotto asceta sottopose gradualmente il suo corpo a così severe ascesi da diventare spaventoso a vedersi, perciò, o brahmana, divenne famoso come Jaratkaru. La sorella di Vasuki ebbe lo stesso nome per la medesima ragione. Sentendo ciò, il devoto Saunaka non poté trattenersi dal sorridere e si complimentò con Ugrasrava, Suta, per la sua spiegazione, dichiarando: "Sì, mi sembra coerente!"
Sri Suta Gosvami continuò:

Rigoroso nei suoi voti, per lungo tempo si dedicò all'ascesi senza provar desiderio di congiungersi con una donna. Fisso nella spiritualità, conoscitore delle sacre scritture, non soggiogabile dalla fatica e dalla paura, Jaratkaru rimase perfettamente casto e fece salire il liquido seminale al cervello nutrendo così l'intelligenza spirituale. In questa condizione questa grande personalità si mosse per tutta la terra senza mai pensare alla vita matrimoniale; per la verità, questo pensiero neppure sfiorava la sua mente.
Dopo un certo tempo fece la sua comparsa il famoso sovrano Pariksit, che rappresentava degnamente la gloriosa dinastia Kuru. Come il suo grande antenato Pandu, questo agguerrito e potente monarca era il migliore arciere del mondo e si dilettava con la caccia, com'era abitudine del re Pandu ai suoi tempi. Accadde che, mentre re Pariksit, signore della terra, andava cacciando cervi, cinghiali, iene, bufali ed altri animali selvaggi nella foresta, improvvisamente vide un daino dal manto lucente e, assicuratosi l'arco a tracolla, ne seguì il vagare fra la fitta vegetazione. Con l'arco pronto inseguì l'animale per tutta la foresta, simile al Signore Siva che cacciando un cervo da offrire in sacrificio, lo inseguì fino sui pianeti celesti. Mai prima d'ora un daino era riuscito a sfuggirgli nella foresta! Ciò che accadde fu certamente volontà divina per riportare il monarca in paradiso. Il daino dapprima lo guidò lontano, sempre più dentro al folto della foresta fino a che, allo stremo delle forze e assetato, il re capitò vicino a un saggio della foresta. Costui sedeva sopra un terreno che era pascolo per mucche e si nutriva della schiuma di latte colata dalla bocca dei vitelli che succhiavano gioiosamente dalle loro madri. Stanco e indebolito dalla fame, il sovrano corse disperato verso il saggio immobile ed assorto nei suoi voti. Il re, gesticolando con l'arco, gli domandò: "Buon brahmana, io sono re Pariksit, figlio di Abhimanyu. Stavo cacciando un daino che poi mi è sfuggito. Tu lo hai visto?"
Vincolato al voto del silenzio il saggio non diede una sola parola di risposta. Indispettito il re raccolse un serpente morto con un'estremità del suo arco e lo depose sulle spalle dell'asceta, ma questi non pronunciò parola, né buona né cattiva.
Rendendosi conto di aver ceduto alla collera e rendendosi conto della condizione del saggio, il re divenne triste. Poi rientrò nella capitale, mentre il brahmana rimase nella sua concentrazione.
Il saggio aveva un figlio che, sebbene giovane d'età, possedeva un potere terrificante, sviluppato praticando grandi ascesi. Srngi era il suo nome. Sebbene rigoroso nei suoi voti, era afflitto da un pessimo carattere che lo rendeva privo di misericordia. Srngi si era costantemente impegnato nell'adorazione del deva principale, il Signore Brahma, per sua natura gentile con tutte le creature, fino a che, dopo averne ottenuto il permesso, poté tornare a casa. Srngi era un ragazzo arrogante e irascibile, la cui collera incontrollata poteva essere mortale come il veleno. Un giorno, o brahmana, mentre si divertiva a giocare con il suo amico Krsa, anch'esso figlio di un saggio, quest'ultimo lo schernì: "Tu sei certamente un grande e potente asceta, ma non te ne compiacere, Srngi, perché tuo padre in questo momento porta sulle spalle le spoglie di un serpente. Non osare fiatare con persone del nostro livello, con noi che siamo perfetti e realizzati figli di saggi. Di quale utilità ti saranno la tua cosiddetta risolutezza ed i tuoi motti orgogliosi, quando vedrai che tuo padre ha addosso un cadavere di serpente?"







Capitolo 37


Sri Suta Gosvami proseguì:

Quando il potente Srngi apprese che il suo venerabile padre aveva addosso un serpente morto, il suo cuore si riempì di collera e lui avvampò per la rabbia. Guardando con ostilità Krsa e abbandonando ogni espressione amichevole, gli chiese: "Come è accaduto che mio padre in questo momento si trova addosso un serpente morto?"
Krsa spiegò:

"Caro amico, è stato re Pariksit, a caccia di un daino nella foresta, che ha messo un serpente morto sulle spalle di tuo padre."
Srngi incalzò:

"Cosa ha fatto mio padre per dispiacere a quel re malvagio? Dimmi la verità, Krsa, se temi il potere che deriva dalle mie ascesi."
Krsa rispose:

"Re Pariksit, figlio di Abhimanyu, cacciando aveva colpito un cervo con le sue frecce piumate e lo aveva poi inseguito nella foresta. Vagando nella folta vegetazione ha perso le tracce dell'animale finché il sovrano ha visto tuo padre e gli ha chiesto notizie sul cervo, ma tuo padre non gli ha dato risposta. Assillato dalla fame, dalla sete e dalla fatica, il re lo ha interrogato ripetutamente, chiedendogli anche dell'acqua, ma tuo padre è rimasto silenzioso e fermo come una colonna di pietra. Il saggio stava praticando il voto del silenzio e per questo non ha risposto. Allora il re con la punta del suo arco ha deposto sulle sue spalle un serpente morto. O Srngi, il re è tornato ad Hastinapura, la sua città, e tuo padre, votato al silenzio, si trova tuttora in quella situazione."
Suta Gosvami aggiunse:

Dopo queste parole il figlio del saggio rimase in piedi, immobile, senza battere ciglio, con gli occhi lucidi e rossi, infiammati dalla collera. Profondamente turbato, il giovane sembrava voler incendiare il mondo con la sua rabbia. Sopraffatto dall'ira toccò l'acqua come di rito e, furente, maledisse il re con tutto il suo potere.
Srngi disse: "Quel re peccatore ha osato mettere un serpente morto sulle spalle del mio caro e anziano padre mentre era intento nelle sue ascesi, perciò, fra sette notti, Taksaka, il più potente dei serpenti, evocato dalla forza delle mie parole e dalla mia irruente collera, inietterà il suo potente e mortale veleno in questo re scellerato e dissacratore dei brahmana, che ha portato l'infamia nella dinastia Kuru. Per mio volere Taksaka, consegnerà quel re al Signore della morte!"
Suta Gosvami disse:
Dopo aver così maledetto il re, il collerico Srngi andò da suo padre che sedeva sul prato da pascolo con il serpente morto sempre adagiato sulle sue spalle. Scorgendo il serpente inerte sulla schiena del padre, Srngi fu di nuovo sormontato dalla collera e lacrime di dolore gli scivolarono lungo le guance.
Il giovane brahmana disse: "Mio caro padre, quando ho saputo che l'empio monarca Pariksit ti ha offeso, mi sono arrabbiato così tanto da invocare una terribile maledizione su di lui. Il peggiore dei Kuru se l'è voluta! Fra sette giorni il più mortale dei serpenti, Taksaka, lo trascinerà nel posto più orribile: là dove regna il Signore della morte!"
O brahmana, allora il padre, dispiaciuto, si rivolse al figlio incollerito: "Mio caro figlio, ciò non mi rallegra. Questa non è la via religiosa dell'asceta, perché il re è il migliore degli uomini e noi siamo nel suo regno. Lui ci ha sempre protetto secondo le norme della giustizia. Non giustifico la sua offesa, ma, figlio mio, coloro che come noi seguono l'ascesi, devono perdonare un re che si è dimostrato santo in ogni circostanza. Se queste leggi divine vengono trascurate, allora non c'è dubbio che andremo verso grandi disgrazie. Se il re non ci proteggerà, l'angoscia sarà il nostro destino. Figlio mio, senza il re sarebbe impossibile per noi trascorrere in pace la nostra vita religiosa. Quando i re ci difendono, così come è prescritto dalle sacre leggi, noi siamo liberi di coltivare la virtù; inoltre, secondo la legge della religione, una parte delle nostre buone azioni appartiene al re che ci protegge e particolarmente al re Pariksit, che, come il suo grande nonno, ci ha ben salvaguardato, proprio come fa ogni sovrano che protegge tutte le creature nate nel suo regno. Certo lui non sapeva che io stavo seguendo un voto sacro e che per questo non potevo rispondere alle sue richieste. E poi egli doveva sicuramente essere afflitto dalla fame e dalla fatica; ecco perché, spinto dalla tua immaturità e dalla tua irruenza hai compiuto un atto insensato. A prescindere dalle circostanze è stato un grave errore per noi maledire il re: non se lo meritava!"
(Continua sul prossimo numero)















Calendario Vaisnava

MESE DI HRSIKESA
19 Agosto  16 Settembre

SETTEMBRE

7 Settembre, domenica: Apparizione di Sita Thakurani, sposa di Advaita Acarya.
10 Settembre, mercoledì: Sri Radhastami. Apparizione di Srimati Radharani, l'eterna compagna di Sri Krsna. Digiuno fino a mezzogiorno.
13 Settembre, sabato: Parsva Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali. Digiuno fino a mezzogiorno per l'apparizione di Sri Vamanadeva.
14 Settembre, domenica: Sri Vamana Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 05,53 alle 06,35 (ora legale). Dvadasi. Si commemora l'apparizione di Srila Jiva Gosvami e di Srila Bhaktivinoda Thakura, padre di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, maestro spirituale di Srila Prabhupada, pioniere nella diffusione della coscienza Krsna in lingua inglese. I suoi lavori hanno stabilito le basi per l'odierno movimento Hare Krsna. Digiuno fino a mezzogiorno.
15 Settembre, lunedì: si commemora la scomparsa di Srila Haridasa Thakura, l'insigne devoto di Krsna che Sri Caitanya ritenne essere maestro nella recitazione del maha mantra Hare Krsna, per la sua grande devozione e per la sua purezza.
16 Settembre, martedì Inizia il Terzo mese di Caturmasya. Si osserva il digiuno di latte per un mese.



MESE DI PADMANABHA

17 Settembre — 15 Ottobre

27 Settembre, sabato: Indira Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
28 Settembre, domenica: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 06,09 alle 10,01 (ora solare).



OTTOBRE

11 Ottobre, sabato: Ramacandra Vijayotsava, l'anniversario della vittoria di Sri Ramacandra sul demone Ravana.
12 Ottobre, domenica: Pasankusa Ekadasi. Digiuno di legumi e cerali.
13 Ottobre, lunedì Dvadasi. Il digiuno si interrompe dalle 06,26 alle 10,10 (ora solare).
15 Ottobre, mercoledì: Sri Krsna Saradiya Rasayatra, l'anniversario della danza rasa di Sri Krsna con le gopi. Anniversario della scomparsa di Sri Murari Gupta. Inizia il Quarto mese di
Caturmasya (si osserva il digiuno di urad dal).



MESE DI DAMODARA

16 Ottobre - 14 Novembre

20 Ottobre, lunedì: Si commemora la scomparsa di Srila Narottama dasa Thakura.
23 Ottobre, giovedì: Si commemora l'apparizione del Radha Kunda. 26 Ottobre, domenica: Rama Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
27 Ottobre, lunedì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 08,33 alle 10,14 (ora solare).















La Festa Della Domenica

Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida Festa
completamente gratuita!
La Festa sarà animata da conferenze,
danze, canti trascendentali.
Sarà per Voi l'occasione di conoscere
l'antica Cultura dei Veda, lo yoga e
molto altro ancora.
Infine potrete gradire le specialità
che Vi saranno offerte durante
lo squisito banchetto vegetariano.

Per i particolari rivolgetevi al Centro Hare Krsna più vicino!

Venite anche voi!



Templi principali

BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola)  24040 Chignolo d'Isola (BG) — Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2  Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO)  Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108  50026 San Casciano Val di Pesa  Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700  01036 Nepi (VI) — Tel. 0761/527038  527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9  Albettone (VI)  Tel. 0444/790573

Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco  6862 Rancate  Tel. 0041/91/6466616



Centri Culturali

ASTI Frazione Valle Reale, 20  14018 Roatto (AT)  Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17  25121 Brescia  Tel. 030/2400995
LECCE Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10  73100 Lecce  Tel. 0832/315104
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5  20123 Milano  Tel. 02/862417
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27  00186 Roma  Tel. 06/6832660
TERNI via Cesare Battisti, 155  05100 Terni  Tel. 0744/305129








Fine del numero di settembre-ottobre 1997.